17-02-2015 – Il mercato del caffè monodose in Brasile sta andando alla grande, anche se per la verità, per adesso, sono solo i ¨grandi¨ che ne stanno approfittando.
Il mercato tradizionale della produzione di torrefatto e macinato ancora non ha assimilato e soprattutto ¨digerito¨ l’idea che si può vendere il caffè anche nel ¨saquino¨ come lo chiamano sul posto, a dieci volte più caro che non in sacchi o in pacchetti da immettere nei supermercati, dove lottano per i cinque centesimi al chilo.

Il caffè in cialda esiste da una decina d’anni, ma adesso i produttori, visto i successi della Nestlé, vogliono copiare e poter vendere il loro prodotto, 10 volte più caro che adesso. Solo che, per poter fare questo, bisogna essere in grado di produrre, lavorare, distribuire e vendere, capacità che i piccoli produttori locali non hanno e non avranno mai.
A partire dal confezionamento delle capsule alla scelta del caffè che si adatta ad essere incapsulato, ecc.ecc. passano molte cose…

Il mercato futuro la dice lunga sulla produzione del caffè monodose sul territorio brasiliano ma, per prima cosa, bisogna avere le macchine capsulatrici, poi, avere anche le piccole macchine di caffè per poter ¨tirare¨ il prodotto.
I piccoli concorrenti credono che sia tutto facile, tutto a portata di mano, ma di certo non è così. Infatti, sul territorio brasiliano esistono soltanto quattro macchine per confezionare caffè in cialda e di macchine per incapsulare se ne contano per adesso solamente due, e, molto molto distanti dal mercato promettente e futuristico del consumatore di alto livello.
Inoltre,le capsule devono essere importate, poiché sul posto non esiste ancora nessuno che le produce.
Può darsi che il futuro di questo caffè sia promettente, ma bisogna anche saperlo sfruttare adeguatamente.
Non nasce una NESTLÉ tutti i giorni e purtroppo il brasiliano parla molto e fa poco.

Dal nostro corrispondente in Brasile Gil Manigrassi