16-07-2015 – La conferma di HOST quale evento fieristico d’eccellenza, primo in Italia per il settore ristorazione è chiaramente emersa dagli interventi che si sono alternati nel corso della presentazione ufficiale della manifestazione del 13 luglio.
Ne dà evidenza il comunicato stampa stampa di chiusura dove, tra l’altro, sono riportati alcuni commenti come quello di Corrado Peraboni, Amministratore Delegato di Fiera Milano:
“Come primo operatore nel sistema fieristico italiano, abbiamo la responsabilità di proporre aggregazioni che ci permettano di presentarci compatti su mercati esteri. Per essere davvero internazionali le fiere italiane non possono rassegnarsi a essere seconde dietro quelle tedesche ma, nei settori dove il nostro paese riveste una leadership industriale, questa deve riflettersi anche a livello fieristico. Con Host, abbiamo fatto molto per accrescere la rappresentatività internazionale, come attesta il superamento della soglia psicologica dei 1.900 espositori da tutto il mondo oltre al coinvolgimento di buyer e top blogger.”
Commentando il nuovo Piano Made in Italy, che destina una prima tranche di 200 milioni di euro al sostegno all’export, dei quali 50 alle fiere italiane con lo standing più internazionale, Riccardo M. Monti, Presidente di Agenzia ICE / ITA, ha dichiarato che: “…una grande filiera industriale come quella italiana non può sempre giocare ‘fuori casa’. Vogliamo supportare le fiere italiane già internazionali ad aumentare la capacità di attrazione, una misura importante che si aggiunge a quella per l’introduzione di Temporary Export Manager nelle PMI con potenziale di esportazione e ai programmi regionali. Abbiamo visto che il Made in Italy si vende meglio nel contesto italiano, senza contare le ricadute per il territorio”.
Interessante l’analisi dei consumi fuori casa presentata da Angela Borghi, Senior Consultant di TradeLab che l’ha elaborata, dalla quale emerge che “La rete dei punti di consumo è molto polverizzata in Italia. Stiamo parlando di circa 300 mila locali dove i ristoranti indipendenti fanno la parte del leone con circa 289 mila punti di consumo. Il consumatore sceglie la tipologia di locale secondo il bisogno, generando un incrocio tra offerta e occasioni di consumo che crea 110 pratiche. Anche se le prime 10, in particolare pranzi e cene, sviluppano il 50% del mercato, le altre 100 presentano spunti molto interessanti in termini di qualità, naturalità e km zero, attenzione del personale e comunicazione”.
I “Must”, secondo la ricerca, sono la qualità accessibile, il mangiar sano, la sostenibilità, e la capacità di trasmettere un’esperienza. “Oggi il cliente deve essere sempre più coccolato e l’esperienza deve essere costruita e mantenuta nel tempo, anche con strumenti di fidelizzazione. Più che i singoli format, è questo il trend del futuro”, ha concluso Borghi.
Il vending non può e non deve ignorare questi bisogni del consumatore per poter accreditarsi sempre di più come canale di vendita moderno, innovativo, attento al mercato e pronto a fornire risposte.