03-02-2016 – Lo ha stabilito la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nel respingere il ricorso presentato da un romeno licenziato per aver utilizzato la posta elettronica aziendale per inviare mail personali.
L’impiegato riteneva che il controllo della posta da parte dell’azienda fosse una violazione alla sua privacy e, pertanto, si era rivolto all’Alta Corte di Strasburgo fidando in un esito a lui favorevole con conseguente reintegro al lavoro.
La Corte Europea ha invece stabilito che il titolare può verificare in ogni momento se e come i propri dipendenti svolgono il proprio lavoro o valutarne tempistica, qualità e quantità.
Scoprire che la posta elettronica aziendale viene utilizzata per motivi personali – nel caso specifico mail alla fidanzata e al fratello – giustifica il ricorso al licenziamento, in quanto evidenzia un comportamento scorretto del dipendente che occupa le ore lavoro per attività personali.
La Corte ha, inoltre, escluso che da parte dell’azienda vi fosse malafede, in quanto il controllo era partito esclusivamente per verificare il comportamento professionale e non personale del dipendente.