Snack agli insetti. Moda o necessità?

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Snack agli insetti. Moda o necessità?

06-09-2016 – Secondo gli esperti, entro il 2050 gli insetti sopperiranno alla carenza di proteine di origine animale, una carenza che renderà difficile soddisfare i bisogni alimentari degli abitanti del pianeta. Pertanto, il mondo scientifico e quello dell’industria alimentare sono alla ricerca di alternative che possano sopperire alla mancanza e, contemporaneamente, garantire agli addetti alla produzione e trasformazione alimentare nuove materie prime da lavorare.
Da questo punto di vista, il mondo degli insetti sembra essere una fonte interessante a cui attingere, dal momento che è stato appurato che ben 2.300 specie di insetti sono commestibili e, soprattutto, che essi abbondano in natura e si moltiplicano velocemente. Da un punto di vista nutrizionale, gli insetti sono ricchi di aminoacidi, minerali, grassi buoni e vitamine (A e B2).
Sebbene prevalga un certo scetticismo rispetto all’idea di nutrirsi di insetti e non esista ancora una chiara normativa sanitaria per questo tipo di alimento, sembra che in alcuni Paesi del mondo il mercato alimentare degli insetti stia crescendo dal momento che già 2 miliardi di persone ne consumano (America del Sud, Sudest asiatico, Cina, Australia, Africa subsahariana).
E l’Europa? Il mercato alimentare degli insetti dà buoni risultati già da qualche anno e, secondo un istituto di ricerca inglese, entro il 2020 varrà più di 280 milioni di euro. La Francia e i Paesi Bassi sono le aree geografiche europee in cui sono state impiantate entomocolture destinate al consumo umano, da dove i prodotti vengono poi esportati non solo in Europa ma anche nel Nord America.
Si tratta prevalentemente di snack e barrette energetiche che uniscono agli insetti base (grilli, vermi, cavallette ecc.) ingredienti quali frutta secca, spezie, cioccolato, frutti di bosco. In altri casi, gli insetti vengono triturati fino a ridurli in farina, lavorata come tale per realizzare prodotti salati.

Sembra che i consumatori si stiano appassionando a questa novità alimentare, trasformando quella che doveva essere una necessità dettata dalla carenza di proteine animali in una moda, tant’è vero che in alcuni Paesi, come il Messico o la Cina, il vending ha già “assaggiato” i nuovi snack.

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