27-09-2016 – Le scuole si sono appena riaperte e, insieme alle polemiche sui professori pendolari o costretti ad emigrare, sono partite anche quelle contro i distributori automatici e i loro snack.
Inutile stare a spiegare: come è risaputo, al centro della questione vi sono zucchero, grassi, calorie, il famigerato olio di palma e chi più ne ha, più ne metta.
I gestori sono ormai ben edotti sull’argomento, combattuti tra il proporre un’offerta “sana” al 100% o mista, alternando cioè referenze sane e meno sane e lasciando all’utenza la responsabilità della scelta. Con tutte le conseguenze che ne derivano per il profitto.
Stando alle cronache che circolano in questi primi giorni di scuola, nessuna scelta sembra quella giusta: i dirigenti scolastici vorrebbero vending machine totalmente healthy, aspettano con ansia di indire un nuovo bando di gara in cui inserire la richiesta di prodotti bio, vegani, del territorio, lattiero-caseari, di provenienza agricola come conditio sine qua non. Gli studenti storcono il naso e si vedono costretti a infilare nello zaino la merendina preferita insieme a libri e quaderni, perché a loro una mela a merenda proprio non va giù.
Il discorso sarebbe lungo e complesso, coinvolgerebbe famiglie e scatenerebbe discorsi seri sull’educazione alimentare.
Fatto sta che in alcuni istituti la questione snack/distributore automatico sta diventando una priorità, come nel liceo Chiabrera Martini di Savona, dove il dirigente scolastico ha avviato una vera e propria crociata contro le cattive abitudini alimentari degli studenti. Partendo dal presupposto che i ragazzi non fanno più colazione a casa e che al primo intervallo utile si buttano a capofitto sui distributori automatici, e quindi sulle famigerate merendine, è necessario che nelle macchine vi siano snack sani. Condizione che verrà inserita nel prossimo bando di gara.
Per non parlare dell’olio di palma che, nel confinante Canton Ticino, sarà messo al bando in tutte le scuole a partire dal 2017 e che da noi le aziende produttrici di snack si stanno affrettando a sostituire con alternative, investendo in campagne pubblicitarie che evidenzino la messa al bando di questo ingrediente e costringendo le aziende che non ne hanno mai fatto uso a fare altrettanti investimenti pubblicitari per lo stesso scopo.
Ma neanche le scuole che hanno raggiunto l’obiettivo di un’offerta sana nelle vending machine sembrano aver raggiunto un equilibrio: gli studenti di un liceo di Gubbio, che col nuovo anno scolastico hanno trovato nei distributori automatici solo prodotti bio, hanno scioperato contro il caro-prezzi, visto che i prodotti biologici costano un 15-20% in più rispetto a quelli tradizionali.
Insomma, una soluzione che accontenti tutti sembra lontana da venire!