03-02-2017 – Lo scandalo che lo scorso giugno coinvolse il dopolavoro dell’ATAC di Roma, portando a galla una gestione “leggera” dei servizi mensa e ricreazione, con un sostanzioso flusso di denaro che finiva nelle casse dell’azienda di trasporti (4,2 milioni all’anno), è approdato alla Corte dei Conti che dovrà fare chiarezza.
Ricapitoliamo per sommi capi la vicenda: a giugno 2016 si insedia all’ATAC un nuovo direttore generale, Marco Rettinghieri, il quale  decide di fare chiarezza sulla gestione da parte del dopolavoro di alcuni servizi destinati al personale. Nell’esaminare la documentazione, il direttore scopre che il servizio mensa e quello di ristoro attraverso distributori automatici era stato affidato al suddetto dopolavoro in maniera diretta, senza che fosse stata indetta gara pubblica; scopre un importante flusso di denaro su cui la Procura comincia a indagare, richiedendo documentazione contabile dei contributi versati dall’ATAC con specificazione delle autorizzazioni giuridiche fino al 2016; statuto dell’organizzazione; ricevute di pagamento delle macchinette distributrici; relazione sul controllo da parte di ATAC del servizio mensa.
Contestualmente il dopolavoro, attraverso una semplice raccomandata, viene sollevato dalla gestione del servizio mensa e distributori automatici, anche se – a quanto pare – dallo scorso novembre tutto è tornato alla “regolarità” della precedente gestione.
La faccenda è da qualche mese al vaglio della Corte dei Conti che, data la delicatezza del caso e la mole di denaro movimentata, vuole andare più a fondo allargando le indagini ai distributori automatici e allo stesso statuto del Dopolavoro.
Nel frattempo, per portare la situazione sul piano della regolarità e della trasparenza, è stato indetto un bando di gara per l’affidamento del servizio mensa e distributori automatici che scadrà a metà febbraio.