19-10-2017 – Ad aprile 2018 scatta anche in Irlanda la sugar tax che prevede un balzello di 30 centesimi a litro sulle bevande che contengono più di 8 grammi di zucchero, a cui si potrebbe aggiungere un ulteriore tassa di 20 cent a litro sulle bevande che contengono dai 5 agli 8 grammi di zucchero per ogni 100 ml.
Ad annunciarlo è stato il Ministro delle Finanze Paschal Donohoe, il quale ha motivato la tassa come parte di un programma teso a ridurre il tasso di obesità nel Paese, manovra che ha dato risultati positivi in UK, dove è stata introdotta nell’aprile del 2016.
Mentre la  Irish Heart Foundation (Fondazione irlandese per le malattie cardiache) e il Ministro della Salute considerano l’introduzione della tassa un momento epocale della storia del governo irlandese, la Britvic Ireland, l’associazione che riunisce gli operatori del beverage, ha criticato la manovra considerandola un inutile sovrattassa, dal momento che il 75% dei prodotti realizzati dall’industria del settore è già less o no sugar.
Intanto, il Regno Unito non si ferma e continua la sua battaglia contro l’obesità a suon di divieti. Ultimo, varato proprio in questi giorni, il provvedimento del National Health Service britannico che riduce la rosa dei prodotti vendibili nelle strutture sanitarie attraverso bar, mense e distributori automatici: solo porzioni mini e referenze che rispettino un range che va dalle 250 alle 400 calorie.
Il provvedimento non è rivolto solo a pazienti e visitatori, ma allo stesso personale sanitario poiché, stando alle statistiche, su  un milione e trecentomila operatori, circa 700 mila sono in sovrappeso oppure obesi.
Intanto, il maggior fornitore di prodotti alimentari degli ospedali britannici conferma che, avendo modificato le forniture seguendo le ultime direttive, ha visto crescere le vendite, soprattutto della frutta.
Insomma, pare proprio che nel paese anglosassone i divieti e le regole alimentari salutari funzionino. Almeno lì.