17-11-2017 – Sulla pausa caffè la vedono in maniera diametralmente opposta. Ci riferiamo al Gruppo Luci che opera in Friuli e il Comune di Erba in provincia di Como, che in questi giorni sono saliti alla ribalta delle cronache proprio per il modo in cui intendono la pausa caffè dei propri dipendenti.
Mentre il Gruppo Luci ha stretto un accordo con la CDA Cattelan per allestire un’area ristoro che fosse quanto più confortevole ed inducesse i dipendenti a trattenersi intorno alla macchinetta del caffè per scambiarsi opinioni e stringere i rapporti, l’amministrazione del Comune di Erba tramite una lettera di richiamo ha esortato i lavoratori a trattenersi nell’area ristoro il minimo indispensabile, giusto per un caffè, senza perdersi in inutili chiacchiere che sottrarrebbero tempo al lavoro.
Minacciati di vedersi eliminare il distributore automatico, i dipendenti non hanno manifestato apertamente il malcontento. Lo hanno fatto però i sindacati, che vedono nella decisione del Comune la celata insinuazione che i lavoratori siano dei “fannulloni” generalizzando un comportamento che semmai è adottato solo da qualcuno.
Intanto, stretto l’accordo con la CDA, i 70 dipendenti del Gruppo Luci godranno di un’area polifunzionale in cui rilassarsi per poi riprendere l’attività con maggiore energia e sicuramente più motivati dalla politica di welfare verso i collaboratori che l’azienda ha messo in campo.
Che la pausa caffè così strutturata funziona, lo prova il Rapporto 2017 – Velare Index piccole-medie imprese, promosso da Generali Italia che ha analizzato il livello di welfare in 3.422 piccole medie imprese italiane. È risultato che maggiori sono le iniziative dirette al benessere dei dipendenti, migliori sono i risultati dell’attività: rispetto al 2016 si è registrato quest’anno un aumento della produttività del 60%.