04-04-2019 – CONFIDA in collaborazione con l’associazione Fare Ambiente, ha deciso di organizzare un convegno, a Roma il 17 aprile presso la sala Zuccari del Senato, in cui il mondo dell’impresa (rappresentato, oltre che da CONFIDA, anche da Federazione Gomma Plastica, Corepla, Assobibe, Mineraqua, Assobioplastica e altre associazioni) si confronteranno con i rappresentanti politici di governo e Parlamento al fine di aprire un dibattito serio e libero sul tema del monouso in plastica e sul recepimento della Direttiva Europea in Italia.
“La Direttiva – secondo il Presidente del Movimento Ecologista Europeo Fare Ambiente Vincenzo Pepe – parte da un obiettivo nobile e condivisibile come la salvaguardia dei mari dalla plastica, ma è stata realizzata velocemente prevalentemente per fini elettorali senza le opportune analisi sull’impatto economico e sanitario”. A conferma della tesi del Prof. Pepe è peraltro il Mediatore Europeo (Ombudsman UE) che ha aperto una procedura per investigare su presunte lacune e pregiudizi della Direttiva.
Conseguenze gravi potranno riguardare la sicurezza alimentare: “I prodotti monouso in plastica sono nati anche per salvaguardare la salute (si pensi soprattutto ad esempio a piatti e bicchieri di plastica usati negli ospedali) e il divieto di questi prodotti porterà rischi per la salute dei consumatori” – sostiene Pepe, tesi confermata anche dallo studio del Prof. David Mc Dowell dell’Università dell’Ulster e Presidente in carica del comitato consultivo britannico per la sicurezza alimentare, che ha “provato scientificamente il collegamento tra la mancanza di prodotti monouso in plastica e l’aumento della diffusione di batteri come escherichia coli, campylobacter, listeria, norovirus e altri virus che causano gastroenteriti acute”.
“La Direttiva Europea sulla Plastica così come è stata fatta, potrebbe produrre, soprattutto in Italia, perdite di posti di lavoro e conseguenze negative sulla salute pubblica”. I produttori degli articoli monouso in plastica, infatti sono tutte aziende italiane, sono 25 le imprese che occupano circa 3.000 dipendenti. “L’abolizione o la riduzione del consumo di questi prodotti – continua Pepe – porterà, quindi, a una riduzione dei posti di lavoro anche nei comparti della distribuzione, della somministrazione alimentare (mense, catering e distribuzione automatica) e in quelle aziende che utilizzano questi prodotti (dall’industria delle acque minerali, a quella delle bibite ad altri importati settori per l’economia italiana)”.