10-09-2019 – La carta e il cartone sono i materiali più indicati come sostitutivi degli imballaggi in plastica, da quando la Direttiva UE “Salvamari” ha dato avvio ad un acceso dibattito tra i detrattori della plastica (in particolare di quella monouso) e i suoi difensori. Negli ultimi mesi ci siamo spesso soffermati su questo tema che tocca da vicino la Distribuzione Automatica, rilevando come per la maggior parte di coloro che vorrebbero l’abolizione dell’uso di contenitori alimentari in plastica, carta e cartone sarebbero la migliore alternativa possibile.
Senza entrare nel merito di alcuni “dettagli” come la provenienza del legno da cui questi materiali sono ricavati (per lo più asiatica non tracciata) o la deforestazione, va detto che la cellulosa lavorata, per essere trasformata in contenitore alimentare, non resta allo stato puro, ma viene necessariamente lavorata, aggiungendo prodotti chimici.
Sono quindi sicuri per la salute umana?
A rispondere al quesito ci ha pensato la BEUC (The European Consumers Organisation), organizzazione europea che difende gli interessi dei consumatori, che il 25 luglio ha diramato un comunicato stampa riportante i risultati di alcuni test effettuati su un campione di contenitori alimentari in carta e cartone.
I risultati mostrano che alcuni imballaggi per alimenti in cartone e carta possono contenere e rilasciare sostanze chimiche provenienti dagli inchiostri utilizzati per la stampa.
Il BEUC ha analizzato 76 campioni di imballaggi alimentari di carta stampata e cartone tra cui anche contenitori per il caffè. Ne è emerso che più di uno su sei campioni conteneva ammine aromatiche primarie, alcune delle quali sono sospettate di causare il cancro. Nove campioni contenevano queste sostanze chimiche al di sopra del limite stabilito dal regolamento UE sulla plastica. Quasi tutti i 76 campioni contenevano poi filtri UV, anche questi sospettati di essere potenziale causa di tumori e di sconvolgere il sistema ormonale. Un’ulteriore analisi su 21 campioni (tra cui una confezione per bambini) ha mostrato che i filtri UV migrano negli alimenti al di sopra dei livelli raccomandati in sei prodotti.
Marco Omboni, presidente di Pro.mo – associazione dei produttori di monouso, ha così commentato:
“Una volta di più si dimostra che, almeno in tema di contenitori per alimenti, non esistono materiali o prodotti “buoni o cattivi”, ma nella scelta è indispensabile considerare numerosi aspetti, tra cui il fine vita possibile ma anche la provenienza e le modalità di produzione. Sarebbe bello se tutti, a partire dai decisori politici a ogni livello, prendessero decisioni sulla scorta di dati oggettivi, senza farsi condizionare da altri aspetti che possono portare ad eccessive restrizioni (vedi i bando per piatti e posate di plastica) o, come in questo caso, a incondizionate aperture di credito verso prodotti di produzione o provenienza incerta.”