Il Centro Ricerche ENEA di Brindisi lavora per individuare alternative alla plastica convenzionale in risposta alla Direttiva UE che prevede il divieto di utilizzare tutta una serie di prodotti monouso in plastica entro il 2021.
Gli studi hanno condotto i ricercatori del Centro ENEA DI Brindisi, in collaborazione con l’Università del Salento, ad individuare nuove plastiche verdi, ovvero materiali compositi 100% biodegradabili e compostabili che, per più motivi, potranno avere larga applicazione nel packaging alimentare.
Si tratta di bioplastiche e biocompositi: le prime sono ricavate dalla trasformazione degli zuccheri contenuti nel mais e nelle barbabietole; i secondi sono stati ottenuti aggiungendo alla bioplastica fibre o additivi di origine naturale, derivati da scarti della filiera agroalimentare, come lino, canapa, scarti di vegetazione olearia e della lavorazione del caffè.
Le biopellicole ottenute sono intelligenti, in quanto presentano proprietà antiossidanti e antifungine e, cambiando colore a contatto dell’atmosfera a seconda delle caratteristiche dell’ambiente in cui si trovano, sono in grado di indicare se il prodotto alimentare che avvolgono è o meno deteriorato. Ciò è dovuto all’aggiunta nel composito di olio di cardanolo (derivato dall’anacardo) e di una molecola come la porfirina; inoltre, aggiungendo ossido di zinco e alluminio le biopellicole acquisiscono proprietà antimicrobiche, che allungano la shelf life dei prodotti alimentari.
Come spiega la dottoressa Claudia Massaro, ricercatrice del Centro ENEA di Brindisi, è molto interessante anche il comportamento di queste particolari pellicole nel fine vita:
“Le bioplastiche e biocompositi a fine vita subiscono un processo di degradazione che produce sostanze innocue o utili, come i fertilizzanti; inoltre possiedono caratteristiche chimico-fisiche in grado di sostituire completamente le plastiche di origine fossile in molteplici applicazioni”.