Sanpellegrino investe nella sede di Ruspino e prova a smorzare le proteste

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Sanpellegrino investe nella sede di Ruspino e prova a smorzare le proteste

Dopo le ore di sciopero della scorsa settimana dei lavoratori della sede Sanpellegrino di Ruspino (BG), indette dai sindacati Cgil, Cisl e Uil, sembra tornare il sereno grazie all’annuncio da parte dell’azienda del piano di investimenti previsto per potenziare la produttività.
Lo sciopero era scaturito in seguito allo spostamento nello stabilimento veneto delle linee del Sanbitter e del vetro da parte della proprietà e dell’annuncio della cassa integrazione per i dipendenti di Ruspino.
Forse solo un misunderstanding: come spiegato dal Gruppo, la cassa integrazione non sarebbe prevista per tutti i 448 lavoratori ma solo per una ventina di essi e per un periodo limitato dal 1° febbraio al 31 marzo.
Siamo rammaricati e increduli per le reazioni negative che registriamo nel territorio rispetto a un piano di investimenti, accolto con favore dal sindacato a livello nazionale, e che punta a incrementare le produzioni e l’occupazione dello stabilimento di San Pellegrino Terme, anche in considerazione del momento delicato e di non facile congiuntura economica, per il nostro Paese. – commenta la proprietà – Stiamo investendo su un segmento, quello delle acque minerali e dei prodotti a base di acqua, che ci garantirà ulteriori sviluppi anche in futuro, a differenza del comparto delle bibite tradizionali zuccherate che sta soffrendo e sta registrando trend negativi da anni”.

A tutti gli effetti, però, il piano di investimenti è concentrato solo sui siti veneti (San Pellegrino Terme e San Giorgio in Bosco).
Si tratta di 50 milioni di euro stanziati per l’implementazione di altre due linee produttive di acqua minerale nella sede di San Pellegrino, deputata a rimanere il centro produttivo primario per l’acqua minerale, oltre che per l’acqua aromatizzata, destinata al mercato estero, in particolare a quello statunitense.
Per quanto riguarda Ruspino, l’azienda prevede l’inserimento di una nuova linea per le lattine da inizio 2022, da affiancare a quella esistente e un ulteriore investimento dal 2024 di una nuova linea di PET. Una scelta che non soddisfa i rappresentanti sindacali, sia perché le produzioni spostate in Veneto sono nate e cresciute nel sito bergamasco, sia perché si tratta di un’ipotesi proiettata nel futuro che non offre ai lavoratori garanzie nell’immediato. Pertanto sostengono l’importanza di “trovare gli spazi per mantenere aperto il confronto con l’azienda per individuare le possibili soluzioni capaci di assicurare le necessarie garanzie, sia produttive che occupazionali per il futuro dello stabilimento bergamasco, dell’indotto di settore e le ricadute sul tessuto economico, produttivo e occupazionale di tutta la valle”.

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