Se da un lato il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti d’America stima nel 2021/2022 un calo della produzione mondiale di caffè di 11 milioni di sacchi rispetto all’anno precedente, principalmente per il fatto che tra il 2019 e il 2020 le piante di arabica coltivate in Brasile sono entrate nell’anno di produzione scarsa del ciclo biennale, dall’altra c’è un aumento del consumo globale di caffè, stimato in 1,8 milioni di sacchi.
Di fronte a questo scenario, in cui dal 2019 i prezzi del caffè, misurati mensilmente dall’Organizzazione Internazionale del Caffè (ICO), hanno registrato una tendenza al rialzo, Altromercato si interroga e promuove la necessità di avere più consapevolezza.
“Nel solo 2021 abbiamo importato 500.000 Kg di caffè verde da 8 nazioni diverse. Negli ultimi anni, la produzione è stata influenzata dal cambiamento climatico, da nuovi parassiti e malattie delle piante e, per alcune realtà, dalle conseguenze sociali ed economiche del Covid. Con l’aumento del costo del caffè in tutto il mondo diventa ancora più importante conoscere a fondo le dinamiche che coinvolgono i produttori riconoscendo il valore del loro lavoro e la continuità della relazione nonostante le fluttuazioni dei mercati; ma anche il rispetto dell’ambiente preservando la biodiversità e incentivando le produzioni biologiche” afferma Alessandro Franceschini, Presidente di Altromercato. “Il recente riconoscimento alla 18ma edizione del Premio Aretè con il Primo Premio di Categoria Impresa, assegnato ad Altromercato, premia e valorizza ancora di più i nostri sforzi nel mettere il consumatore ogni giorno davanti a una scelta che può fare la differenza, per lui, per le comunità e per il nostro pianeta”.
La maggior parte degli acquisti di caffè da Altromercato arrivano dal Messico, nello specifico da UCIRI, dall’Unione Majomut e dalla cooperativa Tzeltal con 117.990 Kg, al secondo posto il Nicaragua con la cooperativa Cecocafen con 88.883 Kg e in terza posizione l’Etiopia con 77.836 Kg di caffè verde acquistati nel 2021 dalla Sidama Coffee Farmers Cooperative Union (SCFCU).
Altromercato, nella sua politica solidale, riconosce per esempio nel caso del Caffè Manifesto, il 35% del ricavato ai produttori per ripagare direttamente chi lavora le materie prime o il prodotto finito e per incentivare progetti per le comunità locali.
Il resto del “prezzo trasparente” di Altromercato si suddivide con il 31% alle botteghe che ne curano la distribuzione e, l’11% è destinato ai costi accessori, che comprendono il trasporto, l’assicurazione, le certificazioni, il dazio, le lavorazioni e le analisi e infine solo il 22% è destinato ad Altromercato, in modo da coprire i costi della struttura.
“Il nostro prezzo si compone in parti che possano riconoscere il valore del lavoro di tutti. Il valore al produttore è mediamente più elevato rispetto ai prezzi di mercato, e viene stabilito insieme, per un equo compenso che possa tener conto di una migliore qualità e dignità della vita. I nostri partner sono poi certi di poter instaurare una relazione stabile e duratura, fatta di trasparenza e di autenticità. All’interno di questo valore è compreso il premio fair trade, che supporta lo sviluppo delle comunità locali, e un premio extra per tutte le produzioni certificate biologiche. Il margine Altromercato ci consente di svolgere tutte quelle attività di ricerca, produzione, importazione, cooperazione, informazione e promozione che sono parti integranti della proposta del Commercio Equo e Solidale. Il valore al dettagliante riflette quei negozi in cui il nostro mondo si esprime interamente, mostrando tutto il nostro impegno e l’esperienza che, da 30 anni ci contraddistingue. Tutti questi aspetti fanno sì che il prezzo sia davvero giusto per tutti” conclude Alessandro Franceschini, Presidente di Altromercato.
Il caffè è stato anche il primo “prodotto manifesto” realizzato un anno fa da Altromercato, un caffè con una confezione sostenibile perché priva di alluminio – Altromercato è stata la prima azienda in Italia 13 anni fa a produrre un pack ecologico smaltibile nella plastica – che ora riporta stampata una domanda diretta al consumatore e a chiunque si trovi davanti allo scaffale in quel momento: “Esiste un caffè che non è amaro per chi lavora?”.