Sono molte le cause che hanno portato all’aumento del prezzo del caffè sui mercati, al suo massimo dagli ultimi 10 anni, e non sono collegate unicamente alla pandemia.
Il caffè rientra nella lunga lista di materie prime che hanno subito rincari, in larga parte dovuti alle problematiche della logistica e all’aumento dei prezzi dell’energia; a ciò si aggiunge il fatto che il caffè presenta caratteristiche di approvvigionamento, distribuzione e mercato proprie, che rendono il quadro decisamente più complesso.
Prima di tutto, secondo AGI Agenzia Italia, tutti i maggiori Paesi produttori di caffè, ovvero Brasile, Colombia, Vietnam ed Etiopia, stanno attualmente affrontando dei problemi interni. In parte riguardano problemi politici e guerre intestine, come accade in Etiopia dove imperversa la guerra civile, e in parte, ad aggravare il quadro, intervengono questioni metereologiche che incidono sui raccolti.
In America Centrale, secondo NBC news, la produzione di caffè sostiene quasi il 10% della popolazione, ma le coltivazioni di caffè sono estremamente sensibili ai cambiamenti climatici. A questo si aggiunge un nemico invisibile, la “Roya” malattia della ruggine che colpisce le foglie di caffè. L’umidità causata dagli uragani ha portato a una recrudescenza di questa malattia, che ha distrutto i raccolti verso la fine del 2020, costringendo moltissimi coltivatori a migrare per la propria sopravvivenza.
“Ciò significa – si legge su NBC news – che il mercato globale del caffè diventerà più dipendente da produttori di massa e meccanizzati come il Brasile e sempre più vulnerabile ai picchi di prezzo se le condizioni meteorologiche estreme colpiscono i raccolti del paese”.
AGI riporta alcune cifre. Il prezzo dell’Arabica, chicco di qualità superiore, ha registrato una quota superiore ai 2,40 dollari per libbra (poco meno di 500 grammi). Il prezzo, che ha raggiunto il suo massimo dagli ultimi 10 anni martedì 7 dicembre, è dunque più che raddoppiato dall’inizio dell’anno. E anche il Robusta in questo “martedì nero del caffè” ha superato il traguardo dei massimi da 10 anni.
D’altronde già in ottobre l’AGI riportava i dati sull’aumento dei prezzi dei principali prodotti da colazione inseriti nell’analisi del Financial Times. In quell’occasione, veniva evidenziato un ulteriore problema della catena di approvvigionamento del caffè, ovvero l’interruzione dei viaggi dei container attraverso cui giunge a destinazione buona parte del caffè. Ciò ha fatto aumentare le tariffe di quasi il 280% rispetto al 2020.
I rincari si susseguono lungo tutta la catena dal produttore al consumatore, creando enormi problemi alle numerose figure che operano in questo mercato. Dai torrefattori ai gestori di distributori automatici, si affronta una questione che si ripresenta puntuale nei periodi di crisi: aumentare il prezzo dei prodotti pur di preservarne la qualità o sacrificarla per non presentare al consumatore un conto troppo salato?