Ormai è vera e propria tampone mania. Che si sia stati a contatto con un positivo o che si voglia trascorrere una serata con amici o andare a far visita ai nonni, o ancora ad ogni starnuto, è diventato imprescindibile affidarsi ai test antigenici per scongiurare una eventuale positività.
Il caos farmacie, prese d’assalto da cittadini in fila per ore e spesso pericolosamente assembrati, ha aguzzato l’ingegno dei commercianti: a Terni, ad esempio, è possibile in questi giorni prendere un caffè al bar e contemporaneamente fare un tampone, in vendita in bella mostra sul banco.
La distribuzione automatica partecipa a tutto questo e, come era accaduto per gel e mascherine, dota le macchine di kit antigenici per offrire un servizio rapido e più discreto rispetto al punto vendita tradizionale. Le macchine, poste all’ingresso di centri commerciali, negli aeroporti, negli uffici pubblici ma anche in strutture private che ne fanno richiesta, aiutano senz’altro a smaltire il lavoro delle farmacie. Sta però al senso di responsabilità di chi si testa da asintomatico o pauci sintomatico, ufficializzare la propria positività.
Sono gli stessi farmacisti a dare l’allarme: chi si testa in casa, ma da triplodosato con Green Pass, se dichiarasse la propria positività perderebbe i benefici che tutti conosciamo e quindi preferisce non ufficializzare il suo stato, continuando a vivere come se nulla fosse. Con tutti i rischi che ne derivano per la comunità. Un rischio d’altra parte autorizzato, visto che in molti Paesi queste vending machine sono ovunque e il test è offerto gratuitamente e gli stessi farmacisti, che nei distributori automatici vendono solitamente parafarmaci e profilattici, ora inseriscono anche i test antigenici.