17-10-2016 – Sono trascorsi 4 anni dall’apertura dello stabilimento Nescafè in Angola ma sembra che la produzione stenti a decollare. Destinato prevalentemente all’attività di confezionamento di latte in polvere per la nutrizione nella prima infanzia, il sito produttivo non riesce a sfruttare fino in fondo le sue potenzialità.
Una delle materie prime dell’Angola, che Nestlè potrebbe lavorare nello stabilimento, è il caffè, ma negli ultimi decenni il Paese ha visto ridurre sempre di più la sua produzione, fino a raggiungere nella stagione agricola 2014-2015 il record negativo di sole 12.000 tonnellate.
Per sostenere il settore, a fine agosto Nestlè ha avviato col Governo angolano una serie di incontri tesi ad illustrare un progetto  elaborato dalla multinazionale svizzera che dovrebbe favorire la diversificazione della produzione e, contemporaneamente, le competenze della manodopera locale.
Il progetto prevede, infatti, corsi di formazione per gli agricoltori, di carattere prevalentemente tecnico, mirati a migliorare la loro preparazione e, di conseguenza, la qualità e la quantità del caffè prodotto.
L’obiettivo è di ottenere raccolti che soddisfino il mercato locale e consentano l’esportazione, laddove oggi la produzione di caffè non riesce neanche a rispondere alla domanda interna.