ASSOBIBE, l’Associazione di Confindustria che rappresenta le imprese che producono e vendono bevande analcoliche in Italia, torna ancora una volta sulla questione sugar tax per commentare l’intervento del Vice Ministro dell’Economia Antonio Misiani, al seminario “Gli Italiani e le attese sul fisco”. In questa occasione il vice ministro si è mostrato favorevole ad una ridiscussione della sugar tax e ad un eventuale slittamento di un anno in virtù della difficile situazione economica generale e del mercato del Beverage in particolare.
L’intero comparto delle bevande ha registrato volumi in contrazione del 25% già negli ultimi 10 anni, cali che sono arrivati fino al 65% nel secondo trimestre di questo anno (dati Formid) a causa dell’emergenza sanitaria COVID-19 e della conseguente chiusura dell’intero canale HO.RE.CA. (bar, ristoranti, hotellerie), che stima perdite fino al 26% del fatturato rispetto allo scorso anno (dati Progettistica).
La nuova Sugar Tax, che dovrebbe entrare in vigore da gennaio 2021 insieme alla Plastic Tax, penalizzerebbe fiscalmente il comparto, che già deve affrontare gli effetti della pandemia tra cui la riduzione del potere d’acquisto dei consumatori, il calo del turismo internazionale nelle grandi città, le limitazioni su locali e discoteche e la riduzione di colazioni e pause pranzo fuori casa come conseguenza dello smart working. Tutto questo senza produrre benefici, come mostra l’infografica elaborata dall’associazione in via esemplificativa e pubblicata sul suo sito internet.
La richiesta degli imprenditori del comparto di aprire un tavolo di confronto con il governo per ridiscutere i termini della tassa sembra abbia trovato uno spiraglio nell’atteggiamento favorevole del vice ministro Misiani.
Giangiacomo Pierini, Presidente di ASSOBIBE, ha così commentato:
“Le aziende del settore sono pronte ad aprire un confronto costruttivo con il Governo per identificare insieme soluzioni che permettano a quest’ultimo di raggiungere gli obiettivi prefissati, ma che allo stesso tempo evitino di colpire il tessuto produttivo italiano, e in particolar modo le PMI, con effetti negativi sull’intera filiera, dal mondo dell’HoReCa e dei consumi fuori casa a quello dell’agricoltura. Introdurre nuove tasse in un momento difficile per l’economia, come testimoniano anche le norme contenute nel DPCM del 13 ottobre, avrebbe ripercussioni disastrose sui volumi di vendita e conseguentemente sull’occupazione del settore.”