18-03-2016 – Le bottiglie di plastica per decomporsi completamente impiegano circa 7 secoli se lasciate in terra e 4,5 secoli se buttate in mare e ciò costituisce, come sappiamo, una delle maggiori cause di inquinamento e uno dei più controversi oggetti di studio per quanti tentano di trovarvi una soluzione. Un problema che negli ultimi anni si è esteso anche al mondo del caffè e all’invasione di capsule di plastica che vanno ad incrementare quella dovuta alle bottiglie.
Di fronte alle difficoltà che l’uomo incontra nel tentativo di trovare una soluzione, sembra che la natura abbia deciso di provvedere individuando in se stessa una possibile via: l’Ideonella sakaiensis.
Si tratta di un batterio in grado di distruggere la plastica producendo alcuni enzimi che convertono il PET in due monomeri eco-compatibili, ovvero l’acido tereftalico e il glicole etilenico.
La scoperta è stata fatta da un gruppo di scienziati giapponesi guidati da Shosuke Yoshida, i quali hanno raccolto 250 campioni di detriti in PET presenti nel suolo e nelle acque di scarico.
L’analisi li ha condotti a identificare questo nuovo tipo di batterio, capace di degradare completamente una pellicola sottile dopo 6 settimane ad una temperatura di 30°.
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