Era il 1986 quando la Commissione baleniera internazionale decise di vietare in Giappone la caccia alle balene, una pratica crudele che fa parte della tradizione di quel Paese, dove la carne di balena è stata per secoli un’immancabile presenza sulle tavole dei consumatori. Nonostante il divieto e le proteste da parte di associazioni animaliste di ogni parte del mondo, la caccia alle balene non si è mai fermata, neanche di fronte al progressivo calo di interesse da parte del popolo che, di generazione in generazione, ha sostituito la carne di balena con quella di altri animali: secondo i dati ufficiali infatti oggi si consumano in Giappone circa 1.000 tonnellate di carne di balena contro i 2,6 milioni di tonnellate di pollo e 1,27 milioni di manzo.
Si potrebbe dire, quindi, che questo particolare mercato sia a tutti gli effetti in crisi, il che farebbe sperare in un definitivo abbandono di una tradizione che è una vera e propria mattanza.
Eppure, c’è chi continua a sperare in una ripresa del consumo ed ergendosi a paladino della tradizione, si inventa nuove strategie per invogliare i giapponesi a mangiare carne di balena, proponendola in canali di vendita molto cari agli abitanti del Paese del Sol Levante: i distributori automatici.
È così che la società Kyodo Senpaku, che fa il suo business sanguinario sulla pelle delle balene, ha inaugurato l’ultimo punto vendita automatico nella città di Yokohama, dove il presidente Hideki Tokoro si è presentato indossando un cappello a forma di balena. Una vera sfida per gli ambientalisti che hanno immediatamente protestato, seguiti da quanti hanno appreso la novità dalle pagine social, dove le immagini dei distributori automatici stanno facendo molto rumore.
Ma neanche queste proteste hanno fermato la Kyodo Senpaku, che promette di installare altre 100 vending machine entro i prossimi cinque anni.