12-04-2018 – Si chiama “Intangible Goods” – beni intangibili, l’allestimento socio-artistico che nelle scorse settimane ha occupato uno dei maggiori luoghi di passaggio di Sidney in Australia: non una rappresentazione scenografica ma un distributore automatico del tutto particolare, che ha integrato concettualmente la mostra degli artisti Elizabeth Commandeur e Mark Starmach, organizzata in collaborazione con alcuni medici specialisti in malattie mentali.
La vending machine in questione non aveva l’obiettivo di soddisfare i desideri materiali dei visitatori, non erogava bibite o snack, ma “beni intangibili” destinati a soddisfare bisogni psicologici, al fine di allentare tensioni, alleggerire la depressione o il senso di solitudine. Ben allineate nelle spirali del distributore automatico una serie di colorate bustine dal contenuto straordinario: amicizia, appartenenza, sicurezza, spontaneità… tutto quello che si cerca nel contatto col prossimo e che, se non soddisfatto, genera malesseri che spesso sfociano in vere e proprie malattie mentali.
Come d’impulso, spinti dalla sete o dalla fame, ci si rivolge alla vending machine per trarne soddisfazione con lo snack preferito, allo stesso modo la “Intangible Goods Vending Machine” può fornire aleatori quanto consolatori sentimenti, compensando bisogni psicologici.
Con soli due dollari canadesi, ci si può consolare con un origami, un disegno, una matita colorata… piccoli oggetti capaci di soddisfare grandi bisogni. Tutti gli incassi saranno devoluti a organizzazioni e istituti di ricerca sulle malattie mentali. Dopo Sidney, infatti, la Intangible Goods Vending Machine è partita per un tour in altre città australiane, per offrire a chi ne ha bisogno una speciale esperienza d’acquisto. Anche questo è Vending!