Come ben noto, le restrizioni imposte dalla pandemia del COVID hanno avuto e stanno avendo effetti devastanti sul comparto della Ristorazione, coinvolgendo anche il settore della Distribuzione Automatica, stretto tra smart working, chiusure e limitazioni a spostamenti e viaggi.
Il segmento degli Shop24 è sottoposto alle decisioni delle amministrazioni locali, che ne stabiliscono aperture, chiusure o limitazioni di orario, spesso cambiando posizione una settimana dopo l’altra e creando non pochi disagi ai gestori.
Particolare il caso che si è venuto a creare nel Comune di Andria (BA) dove la presa di posizione di alcuni consiglieri comunali si è basata non su questioni di sicurezza, come il rischio di assembramenti o di contagio attraverso l’uso promiscuo delle pulsantiere, ma su una sorta di rivalità tra i gestori dei normali esercizi commerciali e i gestori degli Shop24.
Come racconta il quotidiano andrialive.it, i consiglieri evidenziavano la disparità di trattamento tra le attività di somministrazione di bevande ed alimenti, obbligate a chiudere alle 18, e i tanti distributori automatici presenti in città che, potendo eludere le disposizioni del Governo nazionale, proseguono con la vendita di bevande, soprattutto alcoliche, in favore di clienti, quasi sempre giovanissimi.
Ripetutamente attaccati, soprattutto attraverso i social media, i 5 gestori dei negozi automatici presenti ad Andria, hanno pubblicato una nota congiunta per rispondere alle accuse. Tra le altre motivazioni si legge:
“Nell’articolo a firma congiunta di tre esponenti politici cittadini di minoranza, spiace dirlo, si esacerbava, se mai ce ne fosse stato bisogno, la campagna discriminatoria indirizzata verso questa “nuova” tipologia di commercio, considerata la madre di tutti i problemi sociali ed economici conseguenti alla drammatica pandemia da Covid-19 che stiamo vivendo!”
I gestori non accettano di essere considerati usurpatori di mercato e precisano:
“I negozi H24 sono, per previsione normativa, classificati nel novero delle attività di commercio al dettaglio (vedasi, tra gli altri, il dpcm del 03/12/2020 – allegato 23) e dunque assolutamente non equiparabili ad attività di somministrazione di alimenti e bevande. Gli H24 non eludono le disposizioni del Governo nazionale, semplicemente le rispettano!”
E ricordano, a questo proposito, che “nel recentissimo passato, tra dpcm ed ordinanze sindacali, anche noi abbiamo subito limitazioni tali da non averci consentito alcun margine di sopravvivenza economica.”
Precisano, inoltre, che a differenza di quanto accaduto per le attività di somministrazione di alimenti e bevande, al codice ateco di appartenenza non è stato riconosciuto alcun ristoro e, per quanto riguarda la vendita di bevande alcoliche ai giovanissimi, ricordano che “ognuna delle macchine preposte all’erogazione di bevande alcoliche deve essere dotata per legge di lettore di tessera sanitaria per consentire che la vendita sia fatta esclusivamente a soggetti maggiorenni!”
La nota si conclude con una riflessione “l’idea che consentendo l’apertura dei negozi H24 si possano creare volutamente delle disuguaglianze economiche vuol dire intercettare semplicemente dei capri espiatori da dare in pasto al folto e giustamente nutrito gruppo degli scontenti: il problema non è l’apertura degli H24 ma l’incapacità di voler e saper trovare modalità tali che consentano a tutti, sia pure tra mille precauzioni e con le limitazioni del caso, di poter lavorare in sicurezza con l’obiettivo di “portare il pane casa”!
Altrimenti – aggiungiamo noi – non si fa altro che alimentare una guerra tra poveri che non porta giovamento a nessuno.