Anche i distributori automatici di latte hanno subito le conseguenze dell’epidemia di Coronavirus, venendo via via disattivati in molte parti d’Italia per evitare assembramenti e per il timore che non rispettassero tutte le norme igieniche previste. Una situazione che ha assestato un ulteriore colpo all’attività delle piccole imprese locali dei nostri allevatori, già penalizzati dall’importazione di latte straniero nel nostro Paese.
La chiusura delle Case del Latte in Lombardia ha suscitato la reazione di Coldiretti e dell’Associazione provinciale AgriMercato di Campagna Amica di Varese, che hanno chiesto l’immediata riapertura di questa tipologia di distributori.
Fernando Fiori, presidente di Coldiretti Varese sostiene che non andavano nemmeno chiusi e che si è assistito ad un fenomeno paradossale, ovvero il normale funzionamento dei distributori automatici di sigarette e la chiusura di quelli del latte, che garantiscono un servizio necessario ai cittadini, vista anche la raddoppiata richiesta da parte dei consumatori.
Una nota di chiarimento della Struttura Prevenzione Sanità Veterinaria della Regione Lombardia ha precisato che “i distributori automatici del latte non rientrano tra le categorie di distributori richiamati” nell’ordinanza che ne disponeva la chiusura… è comunque opportuno che sia esposta l’indicazione di mantenere la distanza minima di almeno un metro, al fine di rispettare la distanza tra gli utenti ed evitare assembramenti”.
Da qui l’invito a consumare latte italiano: l’Associazione provinciale AgriMercato di Campagna Amica evidenzia come ogni giorno 5,7 milioni di litri di latte straniero attraversano le frontiere e invadono l’Italia con cisterna o cagliate congelate low cost di dubbia qualità.