13-11-2018 – Risale al 6 novembre la notizia della chiusura dello storico stabilimento Pernigotti a Novi Ligure a cui avevano fatto seguito forti proteste dei dipendenti e il blocco totale della produzione.
L’azienda dolciaria, fondata nel 1860 e acquisita nel 2013 dal gruppo alimentare turco Toksöz , da diverso tempo viveva una forte crisi finanziaria dettata principalmente dal cattivo andamento delle vendite; una situazione critica che ha portato i vertici della società alla cessazione dell’attività con conseguente cassa integrazione per i 100 dipendenti della fabbrica dello storico gianduiotto.
Nei giorni a seguire, si era a lungo parlato di una possibile esternalizzazione della produzione – un’ipotesi possibile data la proprietà estera del marchio – che però è stata subito smentita da Pernigotti stessa con una nota stampa nella quale si è chiarito che la proprietà è già al lavoro per ricercare nuovi partner italiani a cui affidare la produzione e che già grandi nomi del settore stanno mostrano il loro interesse.
Stesso discorso vale per i dipendenti per i quali si sta cercando una soluzione per il ricollocamento presso aziende dolciarie italiane
Per ora, quindi, nonostante le difficoltà, sembra che Pernigotti non voglia perdere la sua impronta Made in Italy, ma il destino dello stabilimento è già segnato; un destino che si sarebbe potuto cambiare, come sottolinea Mauro Rosati direttore generale della Fondazione Qualivita qualora il gianduiotto fosse stato registrato come IGP. In tal caso, infatti, il disciplinare avrebbe vincolato al territorio di Novi Ligure; “Le registrazioni oggi sono l’unico freno alla delocalizzazione delle produzioni, uno strumento unico per mantenere i prodotti legati ai territori” sottolinea Rosati.
La ricerca di una soluzione per la crisi aziendale è supportata anche dal Governo che ha convocato per il 15 novembre un tavolo di crisi al MISE