In seguito alla crisi finanziaria legata alle difficoltà del maggiore azionista di Acque Minerali d’Italia, ovvero il Gruppo Pessina, i lavoratori degli stabilimenti umbri di Acqua Sangemini e Acqua Amerina stanno vivendo un momento di grande incertezza.
Nelle scorse settimane, la scarsa liquidità ha causato la mancanza di materiali come i tappi e le preforme, costringendo al fermo produttivo e spingendo gli 85 lavoratori a manifestare presso la Prefettura di Terni e ad organizzare un sit-in davanti alla Sangemini, in attesa di un segnale da parte della proprietà. Il fermo dell’attività nei giorni 2 e 3 marzo, con i dipendenti in cassa integrazione, e la richiesta di un incontro con l’amministratore delegato Massimo Pessina ha segnato il primo passo della vicenda.
Successivamente, Acque Minerali d’Italia ha smentito la paventata ipotesi della cessione delle quote di Acqua Norda e Gaudianello alla San Benedetto e confermato l’intenzione di proseguire le attività, come aveva già comunicato in una nota del 26 febbraio:
“Il Gruppo Acque Minerali d’Italia è da sempre presente e attivo nell’interlocuzione con le istituzioni e con le strutture territoriali per far fronte alla situazione relativa agli stabilimenti umbri. Rispetto a tale tiene a specificare che non è prevista nessuna chiusura degli stabilimenti, né a San Gemini, né in Umbria, né in Italia.
È allo studio una riorganizzazione e una razionalizzazione del Gruppo, che permettano di rendere sostenibili le attività sui territori, anche alla luce della fase problematica del settore delle acque minerali in Italia che riguarda tutti i player presenti sul territorio, e dopo aver investito circa 60 milioni di euro negli stabilimenti produttivi, vista l’esigenza di ammodernamento e ristrutturazione degli impianti di imbottigliamento.
La società è quindi impegnata a individuare al più presto una soluzione di concerto con tutti gli attori in campo, nazionali e territoriali, in modo da affrontare al meglio la prossima stagione estiva, servendo i propri clienti con il supporto di tutta la filiera produttiva”.
In seguito a queste dichiarazioni, allo stato di fermo produttivo, alle agitazioni dei dipendenti, si è chiesta l’attivazione di un tavolo di confronto al MISE, previsto per giovedì 12 marzo, emergenza Coronavirus permettendo.
Intanto, il 4 marzo Acque Minerali d’Italia ha espresso l’intenzione di presentare domanda di concordato in continuità aziendale. La procedura del concordato prevede che sia presentato al Tribunale di Milano il piano di fattibilità che un importante studio professionale incaricato dalla Acque Minerali d’Italia dovrà redigere, il che significa attendere almeno due mesi.