Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale n.285 del 30 novembre 2021 viene confermata l’entrata in vigore del decreto che vieta l’utilizzo di monouso in plastica.
Secondo la direttiva SUP, infatti, da oggi 14 gennaio 2022 non si possono più immettere sul mercato, fino ad esaurimento scorte, articoli in plastica di uso comune quali posate, piatti, cannucce (a meno che non rientrino nell’ambito di applicazione della direttiva 90/385/CEE o della direttiva 93/42/CEE); bastoncini cotonati (a meno che non rientrino nell’ambito di applicazione della direttiva 90/385/CEE del Consiglio o della direttiva 93/42/CEE); agitatori per bevande come le palettine per il caffè; aste per palloncini; contenitori per alimenti in polistirene espanso, vale a dire recipienti usati per alimenti destinati al consumo immediato, sul posto o da asporto, compresi i contenitori per alimenti tipo fast food o per altri pasti pronti per il consumo immediato (fanno eccezione i contenitori per bevande, piatti, pacchetti e involucri contenenti alimenti); contenitori per bevande in polistirene espanso e relativi tappi e coperchi; tazze o bicchieri per bevande in polistirene espanso e relativi tappi e coperchi.
La direttiva non si applica a materiali quali vernici, inchiostri, adesivi nonché rivestimenti in plastica aventi un peso inferiore al 10% rispetto al peso totale del prodotto; agli articoli realizzati in materiale biodegradabile e compostabile, certificato conforme allo standard europeo della norma UNI EN 13432 o UNI EN 14995, con percentuali di materia prima rinnovabile uguali o superiori al 40%. Tale percentuale sarà innalzata al 60% a partire dal 1° gennaio 2024.
Per i trasgressori sono previste multe che variano dai 2.500 a 25.000 euro e che potranno essere aumentate fino al doppio del massimo in caso di immissione sul mercato di un quantitativo di prodotti del valore superiore al 10% del fatturato del trasgressore.
Come precisato nel decreto, queste misure “sono volte a prevenire e ridurre l’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente, in particolare l’ambiente acquatico, e in particolare sulla salute umana, nonché a promuovere la transizione verso un’economia circolare con modelli imprenditoriali, prodotti e materiali innovativi e sostenibili, contribuendo in tal modo alla riduzione della produzione di rifiuti, al corretto funzionamento del mercato e promuovendo comportamenti responsabili rispetto alla corretta gestione dei rifiuti in plastica”.
Nessuna considerazione per parametri quali la praticità e, soprattutto, l’igiene, quest’ultima fondamentale nel contesto pandemico in cui ormai da due anni viviamo, per le ricadute che il divieto avrà sull’industria della plastica monouso e sull’occupazione e senza preoccuparsi della conformità alimentare dei prodotti alternativi che si stanno immettendo nel mercato. Basti pensare alle palette per il caffè, ormai tutte di legno, materiale proveniente dai Paesi asiatici e dalla Russia, privi di tracciabilità e ricavato da boschi non controllati.