16-02-2015 – È morto a a 89 anni Michele Ferrero, uno degli ultimi capitani d’industria in Italia, fondatore e proprietario dell’omonimo gruppo leader del settore dolciario e protagonista di una storia imprenditoriale esemplare che ha portato i prodotti dolciari italiani in tutto il mondo.
La storia dei Ferrero inizia quando Pietro Ferrero, padre di Michele, nel secondo dopoguerra avvia un laboratorio di pasticceria ad Alba. Alla sua morte, Michele assume la guida dell’attività, col supporto dello zio e della madre, un appoggio che gli permette di trasformare il piccolo laboratorio nell’azienda che tutti conosciamo e di inventare prodotti che sono entrati di diritto nell’immaginario collettivo, uno su tutti la Nutella.
Cavaliere del lavoro dal 1971, la rivista Forbes lo ha confermato al 29° posto della classifica degli uomini più ricchi del mondo. Dal 1997, Michele Ferrero aveva passato la gestione dell’azienda ai figli Giovanni e Pietro, quest’ultimo morto nel 2011 durante un’impegno sociale in Sudafrica.
Per ricordare la sua impresa, proponiamo un estratto del racconto di un genitore italiano, Barbara Motolese, che a ottobre del 2013 ha avuto accesso allo stabilimento di Balvano (PZ) della Ferrero, dove si producono le merendine Ferrero, spesso al centro di polemiche, e qui ha potuto seguire tutte le fasi che portano alla nascita degli snack Ferrero, tra i più gettonati anche nel vending.
Nel sito genitorichannel.it l’intero racconto.
“L’immaginario collettivo legato ai prodotti industriali, e, lo confesso, anche il mio prima di queste visite, ha a che fare con qualcosa di artefatto, chimico, innaturale. Ma quando ci sei davanti quello che diventa chiaro è che il processo industriale nasce per produrre quantità maggiori di prodotti, non per rendere complesso ciò che è semplice, nè per simulare una cosa “vera” creandone una “finta”…
Come si fa un pan di spagna farcito? Si impastano gli ingredienti, si fa lievitare l’impasto, si cuoce, si farcisce… qui come a casa… in pratica in questo stabilimento mi trovo in una mega pasticceria, dove la lavorazione ha anche una dimensione fisica ragguardevole: le classiche fasi di lavorazione sono affiancate l’una all’altra per oltre un kilometro…
Ogni fase viene studiata nei dettagli, per poterla rendere più efficace, viene costantemente verificata la temperatura e l’umidità durante la fase di lievitazione (avete presente lo straccio bagnato che si mette per far lievitare meglio il pane?) ma anche durante la cottura ci sono sensori che mantengono l’ambiente caldo e umido al punto giusto, e visto che le macchine non hanno la nostra intelligenza, ci sono persone che modulano il calore a seconda di come il pan di spagna sta lievitando…
Questo ruolo di testimone quasi mi spiazza, io che pensavo che le merendine contenessero chissà che ingredienti, scopro che i conservanti non ci sono, i grassi trans non ci sono, che la merendina appena sfornata è più buona delle mie torte appena sfornate, certo, una volta in scaffale quella fragranza è perduta, ma la merendina è nata così.
È venuto il momento di rendere l’immaginario collettivo più vicino alla realtà, occorrono informazioni vere, veicolate direttamente, per rendere le scelte consapevoli, non è sufficiente la contro-informazione. Occorre soprattutto aprire la mente e rendersi disponibili a conoscere, io ho avuto questa opportunità.
Mentre osservo questo stabilimento ripenso che sono a Balvano in Basilicata, regione del sud, con la più bassa densità di popolazione della penisola. L’azienda qui impiega 300 persone, un terzo di queste da più di 25 anni… il territorio ha un indotto da questa azienda, questa possibilità di occupazione è per molti anche la possibilità di rimanere nella propria Terra e investire le proprie competenze in un’azienda di alto livello in tanti campi: tecnologia, ricerca, qualità del lavoro, per dirne alcune“.
E per tutto ciò non si può fare a meno di ringraziare il suo artefice, Michele Ferrero.