21-07-2014 – La questione relativa all’aumento dal 12% al 20% della quantità di frutta nei succhi è oggetto di un dibattito che negli ultimi mesi coinvolge associazioni, consumatori e istituzioni, senza che si riesca a trovare un punto d’incontro che accontenti tutti.
Dopo la bocciatura da parte dell’Unione Europea e l’approvazione da parte della Camera, la discussione è ora passata alla Commissione Agricoltura del Senato che deve esaminare l’emendamento col quale si vuole portare al 20% il contenuto minimo di frutta nelle bibite analcoliche.
Non sarà facile per la Commissione dare una risposta alla questione, alla luce delle argomentazioni presentate nelle varie audizioni da Coldiretti, Assobibe, Miracqua e dal Distretto Agrumi di Sicilia.
I pareri nettamente contrastanti sono quelli di Assobibe e Coldiretti, schierati su posizioni opposte.
Mentre Coldiretti sostiene che l’innalzamento della percentuale di frutta porterebbe a un beneficio economico per gli attori della filiera (produttori, trasformatori, distributori ecc.) e per i consumatori che godrebbero di un prodotto più sano e nutrizionalmente corretto, Assobibe considera questa posizione un danno per la produzione italiana. Essa, infatti, contrastando con la normativa europea, aprirebbe una strada più agevole ai produttori stranieri che risulterebbero maggiormente competitivi sul mercato. Il problema riguarda soprattutto la produzione di aranciata.