12-02-2018 – L’intervento del gruppo Hausbrandt Trieste 1892 nella delicata situazione della Melegatti, chiusa nuovamente dopo la breve produzione del periodo natalizio, avrebbe un doppio obiettivo: ampliare l’offerta dell’azienda triestina nel segmento della pasticceria e riavviare il motore di un’azienda italiana storica e di un brand legato non solo ai prodotti di ricorrenza ma anche al comparto degli snack.
La situazione in cui versa la Melegatti è ben nota: l’azienda ha chiuso i battenti lo scorso ottobre per una crisi finanziaria che l’ha portata a chiedere il concordato preventivo, con i libri contabili in tribunale e i dipendenti in presidio stabile davanti allo stabilimento per far sentire la propria voce, sperando in una soluzione. Uno spiraglio si è aperto con l’intervento del fondo maltese Abalone che aveva permesso la produzione di pandoro e panettone in occasione delle festività natalizie, una breve parentesi finita con una nuova chiusura e la ripresa del presidio degli operai, in attesa che l’intervento del fondo diventasse definitivo e risolutivo, sebbene ciò significasse passare l’azienda ad una proprietà estera.
In questa situazione di stallo è intervenuta la torrefazione triestina Hausbrandt che ha concretizzato il proprio interesse nei confronti della Melegatti consegnando al tribunale 4 assegni da 250 milioni, con i quali la produzione dovrebbe ripartire, sfornando colombe per le prossime festività pasquali. Il progetto sembrerebbe ben più ampio e strutturato, poiché l’intenzione della Hausbrandt – confermata dal presidente del Gruppo, Fabrizio Zanetti, in un’intervista a Il Corriere della Sera – è di rilevare la proprietà e rilanciare il marchio, annoverandolo nel portafoglio prodotti del segmento pasticceria del Gruppo che, ricordiamo, è attivo nei settori caffè, birra, vino e alta pasticceria.
Agli operai sarebbe già concesso di rientrare oggi in fabbrica e prepararsi per la produzione pasquale, sebbene il tribunale non si sia ancora pronunciato in merito all’offerta, che vede ancora in gara la Abalone, e sebbene i sindacati abbiano avanzato riserve sulla fattibilità dell’operazione. Entusiasti i dipendenti che vedono aprirsi uno spiraglio nella difficile situazione in cui si trovano ormai da tempo.