18-09-2014 – Sembrerebbe di sì.
Sebbene vi siano voci contrastanti e una certa diffidenza sia da parte degli ipotetici utilizzatori che delle Autorità che vigilano sui Mercati Finanziari, la diffusione delle Bitcoin vending machine sta procedendo rapidamente. Basti pensare che attualmente se ne contano 200 installate nel mondo; di esse le prime 100 sono state collocate nell’arco di 7 mesi, le altre 100 in soli 3 mesi, segno che questi particolari bancomat stanno via via conquistando terreno e credibilità.
Attualmente le aziende che li producono sono 5, Lamassu, Robocoin, Bitaccess, Skyhook, e Genesis1, e di esse la più nota è la Robocoin anche se la maggior quota di mercato è detenuta dalla Lamassu.
In Italia attualmente ve ne sono solo 4 (una a Udine, due a Roma, una a Pisa) e di esse solo quella installata alla Stazione Termini di Roma consente di comprare e vendere bitcoin; le altre, infatti, permettono solo d’inserire banconote in cambio di moneta virtuale.
Ma come sta reagendo il vending tradizionale rispetto a queste nuove macchine? Al momento solo alcune particolari vending machine americane hanno integrato il supporto che accetta i bitcoin: una lavatrice a gettoni, un flipper, un distributore automatico di marijuana e alcuni totem automatici di benzina.
In via sperimentale, l’azienda californiana Bitcoin Kinetics sta testando il BitSwitch, un apparecchio che consente di trasformare qualsiasi distributore esistente che accetta banconote in uno che accetta anche Bitcoin.
Ci vorrà del tempo, ma la moneta virtuale arriverà anche nel vending.