09-09-2019 – È passato al vaglio della Camera il disegno di legge di conversione del decreto Cultura, dopo che il Senato ha apportato una serie di modifiche all’articolo 57bis del decreto-legge n. 50 del 24 aprile 2017 che riguarda il cosiddetto Bonus Pubblicità.
Come noto, si tratta di un credito d’imposta di cui possono beneficiare le imprese, i lavoratori autonomi e gli enti non commerciali che effettuano investimenti in campagne pubblicitarie sulla stampa quotidiana e periodica e sulle emittenti televisive e radiofoniche locali, analogiche o digitali, il cui valore superi almeno dell’1% gli analoghi investimenti effettuati sugli stessi mezzi di informazione nell’anno precedente.
L’incentivo è pari al 75% del valore incrementale degli investimenti effettuati, ma sale al 90% nel caso di microimprese, PMI e start up innovative.
Il regolamento prevede che gli investimenti pubblicitari debbano essere effettuati su giornali ed emittenti editi da imprese titolari di testata giornalistica, cioè iscritta presso il Tribunale competente, ovvero presso il Registro degli operatori di comunicazione.
Sono escluse dal bonus pubblicità 2019, le spese sostenute per l’acquisto di spazi destinati a servizi particolari, come ad esempio televendite, servizi di pronostici, giochi o scommesse con vincite in denaro, di messaggeria vocale o chat-line con servizi a sovrapprezzo.
Tale bonus non è stato semplicemente reintrodotto per l’anno 2019, ma è stato reso permanente anche per gli anni successivi.
L’obiettivo del bonus è duplice: da un lato, spingere imprese e lavoratori autonomi a utilizzare gli strumenti pubblicitari per sostenere lo sviluppo e la crescita della propria attività e, dall’altro, aumentare le risorse finanziarie a favore del comparto editoria.
Per l’anno 2019, le domande vanno inoltrate tra il 1° e il 31 ottobre attraverso la piattaforma del Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio.