07-11-2013 – Gli italiani ci stanno arrivando solo adesso, ma nella maggior parte dei Paesi del mondo il latte aromatizzato è a tutti gli effetti una bevanda di abituale consumo, soprattutto nella fascia di età compresa tra l’infanzia e l’adolescenza.
Per noi il massimo della trasgressione dal latte bianco già pronto in brik è il latte al cioccolato, usato spesso dalle mamme quando i bambini rifiutano di bere latte e talvolta come accompagnamento alla merenda pomeridiana.
All’estero, da Oriente a Occidente, bere latte aromatizzato è una pratica diffusa e non necessariamente legata al consumo dei giovani e dei giovanissimi. Merito forse della grande varietà di scelta disponibile, poiché accanto al classico latte aromatizzato al caffè o al cioccolato, il consumatore ha di che scegliere per soddisfare il proprio palato: latte al cocco, al mango, alla fragola, alla banana, al miele, alla vaniglia, alle nocciole….
Secondo il Diary Index, il report mondiale dell’industria lattiero-casearia, il consumo di latte aromatizzato è destinato a crescere nei prossimi anni fino a minacciare i più famosi soft drink presenti sul mercato. La spinta è data anche dalla disponibilità nel mercato di formati adatti al consumo on the go e alla tendenza verso un’alimentazione sana, che fa prediligere il latte rispetto ad altre bevande considerate non salutari.
In generale si prevede che entro il 2015 le vendite di latte aromatizzato raddoppieranno quelle di latte bianco e triplicheranno quelle delle bibite gassate analcoliche.
I giganti dei soft drink si cautelano lanciando sul mercato il loro latte aromatizzato, come PepsiCo che in Brasile sta avendo un enorme riscontro con il suo Toddynho, un latte aromatizzato a base di siero di latte.