L’industria del caffè in Brasile è alle prese con una crescente preoccupazione: l’aumento vertiginoso dei prezzi del caffè ha portato alcune aziende a vendere un prodotto che i torrefattori locali definiscono “falso”.
Questa situazione, già problematica per i consumatori, sta attirando l’attenzione dell’Associazione dei Torrefattori Brasiliani (ABIC), che ha lanciato un allarme sulla circolazione di prodotti in polvere spacciati per caffè, ma che in realtà non contengono affatto chicchi di caffè.
Negli ultimi mesi, i prezzi del caffè in Brasile sono saliti oltre il 50% a causa della carenza di forniture a livello globale, aggravata da problematiche climatiche nei principali Paesi produttori. Questo scenario ha generato una domanda elevata e una forte competizione nel mercato del caffè, tanto che alcune aziende hanno deciso di ampliare l’offerta con alternative più economiche, seppur ingannevoli.
Secondo l’ABIC, numerosi prodotti, etichettati come caffè, sono stati individuati nei supermercati brasiliani. In realtà, questi non sono realizzati con i chicchi di caffè, ma sono costituiti da polveri contenenti bucce, foglie e altri scarti del caffè, talvolta arricchiti con aromi artificiali. Celirio Inacio da Silva, direttore esecutivo dell’ABIC, ha denunciato queste pratiche, definendole “un tentativo di ingannare i consumatori”.
Nonostante la dicitura in piccolo sul prodotto, il packaging ingannevole potrebbe confondere i consumatori più distratti.
L’azienda che produce Oficial do Brasil, Master Blends, ha giustificato la creazione del prodotto come una risposta alla crescente domanda di un caffè più economico, vista le difficoltà che molti brasiliani stanno affrontando a causa dei prezzi elevati. Inoltre, l’azienda ha sottolineato che il prodotto è regolarmente approvato dalle autorità brasiliane, benché l’ente regolatore Anvisa non abbia ancora rilasciato una dichiarazione ufficiale in merito.
Oltre alla preoccupazione per la salute dei consumatori, l’industria del caffè brasiliana si trova ora a dover affrontare anche il rischio di una concorrenza sleale da parte di questi prodotti a basso costo. Attualmente, i prodotti alternativi vengono venduti a circa un terzo del prezzo del caffè vero, creando una pressione sui torrefattori e sugli agricoltori locali. La crescente disinformazione sui prodotti, unita alla difficoltà di garantire l’autenticità dei marchi, sta diventando una sfida che il settore deve affrontare con urgenza.