07-01-2013 – L’aumento dei canoni sulle superfici di concessione e sull’acqua imbottigliata deciso dalla Legge di Stabilità 2013 e approvato dalla Regione Sicilia mettono a dura prova i produttori di acque minerali dell’isola.
Lo affermano Mineracqua e Confindustria sottolineando l‘insostenibilità dei costi in un comparto in cui il valore aggiunto del prodotto è molto basso. La situazione rischia di sfociare in perdite di profitto che costringerebbero molte aziende a chiudere i battenti.
A ciò si aggiunge la netta differenza tra la quota canone pagata nella regione Sicilia rispetto alle altre. Basti pensare che un’azienda media andrà a pagare 600.000 euro di canone sull’acqua emunta e 50.000 euro sullo spazio concesso. Ciò significa che i prezzi al consumo dovranno essere ritoccati a tutto vantaggio di aziende non siciliane che, pagando nella loro Regione canoni più bassi, possono permettersi di praticare prezzi al dettaglio inferiori.
Questa situazione va a colpire ulteriormente un prodotto del territorio che ha già registrato perdite legate alla crisi generale, alla propaganda a favore del consumo dell’acqua di acquedotto e al diffondersi delle Case dell’Acqua.
Si tenga conto che le società d’imbottigliamento delle acque minerali siciliane fatturano circa 70 milioni di euro all’anno e danno lavoro a circa 800 dipendenti.