23-01-2018 – Può capitare di trovarsi di fronte ad una bottiglia o una merendina bloccata tra le spirali di un distributore automatico e di rimanere quindi a bocca asciutta. In taluni casi, il consumatore trova il contatto a cui riferirsi direttamente sulla macchina e riesce (non sempre) ad essere rimborsato. Ma cosa accade e come ci si deve comportare quando non vi sono numeri di telefono o e-mail da contattare, soprattutto se la situazione si verifica in postazioni pubbliche?
La questione è stata sollevata con particolare evidenza da un consumatore che, all’interno dell’ospedale Giovanni Paolo II di Olbia (SS), ha visto la sua bottiglia d’acqua incastrarsi nella macchina e, non avendo un contatto a cui rivolgersi, né ricevuto supporto dal personale del nosocomio, ha addirittura scritto una lettera all’ASL di competenza chiedendo di verificare o far verificare il funzionamento dei distributori e mettere i cittadini nelle condizioni di poter avere un riferimento a cui chiedere il rimborso in caso di prodotto perso.
La redazione del portale Olbia.it ha seguito la vicenda per verificare se a mesi di distanza dall’accaduto – era luglio 2017 – siano stati presi i dovuti provvedimenti. A quanto pare, le macchine controllate non presentano a tutt’oggi alcuna informazione sulla procedura da adottare per richiedere un rimborso in caso di blocco del prodotto.
Sebbene si possa pensare che per una banale bottiglia d’acqua incastrata e per una cifra irrisoria ( 60 centesimi) si sia sollevato un gigantesco quanto inutile polverone, visto che le ASL avrebbero questioni ben più importanti da risolvere, il caso di Olbia tocca i diritti del cittadino e diventa una questione ben più ampia se si pensa a quanti prodotti restano ogni giorno incastrati nelle macchine, senza che il malcapitato riesca a ricevere il rimborso.
È una questione di rispetto nei confronti del cittadino, specchio della serietà dell’azienda che gestisce il servizio.
