Nespresso ha visto respinto il ricorso presentato di fronte al Tribunale federale svizzero in merito al contenzioso che vedeva al centro la forma della iconica capsula di alluminio del suo caffè.
Per capire cosa è accaduto, occorre fare una premessa: mentre un’invenzione è protetta da brevetto per 20 anni, un prodotto può esserlo per 10 anni rinnovabili. Ora, la capsula Nespresso era coperta da brevetto fino a dicembre 1996, dopo di che a giugno 2000 Nestlè aveva richiesto all’Istituto federale della proprietà intellettuale (Ipi) la registrazione della sua forma. Una richiesta respinta in un primo momento e poi accettata sotto le insistenti contro motivazioni presentate dell’azienda: la forma era stata registrata e la protezione rinnovata da Nestlé fino al 2020.
In questo lasso di tempo, la società concorrente Ethical Coffee aveva immesso nel mercato una capsula compatibile alla originale Nespresso, costituita non da alluminio, ma da un materiale ricavato da un mix di fibre vegetali biodegradabili e amido.
Da qui era partito un lungo contenzioso, avviato da Nestlé per vietare la vendita delle capsule di Ethical, che si è finalmente concluso con la sconfitta del colosso svizzero del caffè.
Secondo la Corte – così come era accaduto in un primo momento con l’Istituto Federale della proprietà intellettuale – la forma della capsula non ha alcuna esclusività tecnica, essendo banale, non incisa nella memoria delle persone, tant’è vero che a seguito di un sondaggio si era rilevato che solo il 33% delle persone intervistate avevano associato la forma della capsula al marchio.
Pertanto, a tutte le aziende competitor è concesso di confezionare e commercializzare caffè in una capsula uguale o simile a quella utilizzata da Nespresso.