La presidenza di ConfCommercio – Imprese per l’Italia ha chiesto al MITE – Ministero della Transizione Ecologica chiarimenti in materia di gestione dei rifiuti, con particolare riferimento alle procedure di recupero dei materiali che compongono le capsule di caffè, spesso disassemblate dagli stessi consumatori o su iniziativa delle aziende produttrici tramite circuiti privati.
Nel chiedere al Ministero se tali pratiche siano corrette e se chi le applica non incorra in sanzioni, ConfCommercio fa presente alcuni punti contenuti nello stesso Decreto Legge, che incentivano tali iniziative ai fini del recupero dei materiali, affinché essi non finiscano in discarica.
Particolare riferimento viene fatto al punto “Deposito temporaneo prima della raccolta” (art. 185-bis DL 152/2006) che consente ad alcune aziende attive nella produzione di capsule di caffè di intercettare i rifiuti attraverso i propri punti vendita, dove i consumatori sono incentivati a riportare le capsule esauste, rispondendo in tal modo al principio della responsabilità estesa del produttore.
In alcuni di questi negozi sono a volte presenti macchine automatiche capaci di separare contenuto e contenitore e prepararli per il riutilizzo, diventando di fatto “depositi temporanei prima della raccolta”.
Poiché però non vi sono decreti attuativi al riguardo, resta il dubbio che tali pratiche siano scorrette e quindi passibili di ammenda.
Nel rispondere al quesito posto da ConfCommercio, il MITE specifica che questo tipo di operazione effettuata presso i punti vendita (separazione delle due parti) potrebbe essere valida solo se contenuto e contenitore, dopo la separazione, potessero essere riutilizzati tal quali, senza necessità di ulteriore trattamento. Ne consegue che la semplice operazione di disassemblaggio della capsula non rientra nella preparazione per il riutilizzo, ma è un’operazione di trattamento dei rifiuti che va fatta esclusivamente negli impianti autorizzati.
Lo stesso trasferimento delle capsule esauste dal deposito temporaneo (negozio) al punto di riciclaggio va fatto attraverso un circuito di filiera specifico del materiale di cui si tratta (plastica o alluminio).
Quindi, da un lato il MITE incentiva cittadini ed aziende che mettono in pratica comportamenti virtuosi, dall’altro li disincentiva stringendo le maglie della burocrazia.