Tra promesse di cancellazione e rinvii su rinvii, il tormentato iter di sugar e plastic tax ha trovato il suo epilogo nell’ultima decisione del governo che ha spostato la plastic tax al 2026 e deciso per l’introduzione della sugar tax dal 1° luglio di quest’anno.
Per indorare la pillola e trovare un equilibrio tra le esigenze fiscali dello Stato e quelle delle imprese, si è deciso per una riduzione delle aliquote fino al 2026, quando la tassa dovrebbe essere introdotta così come era stata pensata.
Nella prima fase, quindi, il taglio delle aliquote prevede: per i prodotti finiti la riduzione a 5,00 euro per ettolitro, rispetto ai precedenti 10,00 euro; per i concentrati da diluire l’aliquota scenderà a 0,13 euro per chilogrammo rispetto agli 0,25 iniziali.
Immediata la reazione delle associazioni di categoria e delle imprese che prevedono una crisi del settore del beverage analcolico con riduzione delle vendite e conseguente necessità di tagliare posti di lavoro.
“Una nuova tassa che aumenta la fiscalità del 14% su ogni litro di prodotto, di tutti i nostri prodotti, con o senza zucchero: una tassa sul gusto dolce, a poche settimane dall’avvio della stagione estiva, la più importante per il settore. Abbiamo chiuso il 2023 con un calo dei volumi – che sono già i più bassi in Europa – del 5%, dopo anni di difficoltà per la pandemia, che ha quasi azzerato i consumi fuori casa, e un calo del 27% in 10 anni dei volumi dei nostri prodotti zuccherati. Una tassa che mette davvero in crisi le imprese, il 64% delle quali PMI, anziché sostenerle. La tassa avrà effetti sull’intera filiera, dal mondo agricolo con un ridotto acquisto di frutta, in particolare agrumi e zucchero, alla distribuzione e al commercio. Per questo negli anni anche le principali rappresentanze di quel mondo si sono espresse pubblicamente contro la tassa, da Coldiretti a Confagricoltura a Italgrob. Tutti dati che abbiamo avuto modo di illustrare al Ministro Lollobrigida e al suo importante Ministero. Siamo un comparto responsabile, che ha aderito al Carrello Tricolore contro l’inflazione lanciato dal Ministro Urso lo scorso ottobre, proprio perché preoccupati dalle dinamiche inflattive. Fin dal 2006 abbiamo lavorato sulla nostra offerta e le nostre attività di marketing, ma anche attraverso protocolli con il Ministero della Salute, per fare la nostra parte: abbiamo tagliato lo zucchero a scaffale del 41% in dieci anni senza bisogno di tasse, abbiamo adottato rigide autolimitazioni nella vendita verso i consumatori più fragili come i bambini, abbiamo sostenuto il Nutrinform con il MIMIT, convinti che penalizzare un singolo ingrediente come proposto in Nutriscore sia assurdo. Principio, quest’ultimo, peraltro condiviso dal Governo ma in contraddizione con la conferma della Sugar tax, come detto, anche dal Presidente Mascarino di Federalimentare, che ringrazio”.
“L’applicazione di una tassa sulle bevande zuccherate in Italia crea un vulnus drammatico alla posizione italiana sui temi della nutrizione ma soprattutto crea un pericolosissimo precedente. Alla vigilia di scadenze importantissime come il rinnovo delle istituzioni europee e il vertice delle Nazioni Unite sulle malattie non trasmissibili, dove è già forte la pressione a favore dell’applicazione di tasse non solo sulle bevande zuccherate, ma anche sulle bevande alcoliche e su tutti i prodotti ricchi di sale, grassi o zuccheri, cioè i nostri vini, i nostri formaggi, i nostri salumi e tutti i principali prodotti del made in Italy, l’Italia di fatto si consegna e si arrende ai propri avversari storici. Abbiamo sempre apprezzato la posizione pragmatica tenuta dal Governo Meloni su questi temi in ambito internazionale, contraria a misure che attribuissero a un singolo alimento o a un singolo ingrediente la responsabilità dell’aumento dell’obesità, patologia multifattoriale che può essere combattuta efficacemente solo attraverso l’educazione alimentare e la promozione di stili di vita sani, come la Dieta mediterranea. L’applicazione di una tassa su generi alimentari in Italia darebbe senza dubbio nuova linfa ai fautori del Nutriscore e di altre misure discriminatorie verso il made in Italy. Auspichiamo pertanto che il Governo possa rivedere al più presto questa norma, che a fronte di un gettito irrisorio colpirebbe principalmente piccole e medie imprese italiane, rischiando peraltro di affossare per sempre alcuni marchi storici della nostra tradizione. L’errore nel testo del decreto-legge è ancora reversibile, mentre i danni che causerebbe la sua applicazione alle imprese del nostro Paese sono incalcolabili e irreversibili”.
In una nota congiunta Antonio Portaccio, Presidente di Italgrob, Federazione Italiana dei Distributori Horeca aderente a Confindustria e Dino Di Marino, Direttore Generale di Italgrob commentano:
“L’introduzione di questa tassa si configura come una misura iniqua e vessatoria verso il settore che avrà ripercussione sia sulla filiera primaria che sui consumatori finali ma soprattutto sui livelli occupazionali che rischiano di pagarne il prezzo più alto. Troviamo perciò che l’introduzione della Sugar Tax, sia penalizzante per l’intero comparto e per l’indotto tutto, che non esenta i consumi fuori casa e quelli della ristorazione. A tal proposito auspichiamo che nelle prossime ore il Governo possa trovare una rapida riformulazione al testo bollinato dalla Ragioneria disinnescando l’applicazione di una tassa ingiusta e chiarendo il mismatching evidente fra quanto contenuto nella relazione tecnica, che rinvia al 2026 l’introduzione della Sugar Tax e quanto bollinato dalla Ragioneria dello Stato che ne certifica invece il via libera dal 1° luglio 2024”.
“La Sugar Tax partirà dal 1° luglio: la notizia ci lascia senza parole. Perché, dopo una serie di rassicurazioni ricevute anche dai precedenti Esecutivi, è proprio il Governo attuale, che tanto si è speso per abolire questa tassa, il primo a farla partire con un preavviso di poco più di un mese. Questa imposta avrà un impatto devastante sul settore delle bibite, sui consumatori, sull’economia del Paese. Il Governo è andato dritto per una strada che trascina tutti in un burrone. Solo in Sibeg la Sugar Tax determinerà un taglio di 120 posti di lavoro. Questa imposta distruggerà l’intero settore delle bevande, non solo quelle gassate, ma anche the, bibite vegetali, acque con vitamine, succhi pastorizzati e sport drink”. E conclude: “Una politica che non ascolta le ragioni del tessuto imprenditoriale e produttivo, con strategie politiche distanti – addirittura contrarie – all’obiettivo di crescita e di sviluppo industriale, non fa altro che decimare un sistema che già a fatica si regge in piedi. Noi non ci fermeremo fino alla fine, scendendo in piazza, continuando la nostra battaglia contro una tassa iniqua – lanciata solo per fare cassa – cercando di portare avanti le nostre ragioni, che poi sono quelle di tutti”.