Campano di Torre Annunziata, appartenente ad una nota famiglia di imprenditori, attivi tra l’altro anche nella distribuzione di acqua, bibite e bevande, Francesco Agnello continua da anni a manifestare il proprio interesse ad acquisire la Sangemini e, se necessario, l’intero Gruppo di acque minerali di cui è parte.
Come egli stesso racconta “a dicembre 2012 ho mandato agli istituti di credito un’offerta completa per rilevare la Sangemini, con tanto di piano industriale e ricevendo il sostanziale assenso delle banche stesse. Ho fatto pervenire da tempo ufficialmente la mia offerta sia alle banche che al tribunale e nel frattempo ho partecipato anche al bando aperto dalla stessa Sangemini, rispettando tutti i termini prestabiliti”.
A quanto pare, tutte le azioni e le proposte avviate in questi anni, fino all’ultima del febbraio 2020, non hanno trovato riscontro da parte degli attori coinvolti e sembrava che a quel punto l’imprenditore campano si fosse arreso.
Non è stato così: il 15 gennaio scorso è tornato alla carica, inviando una lettera alla società AMI – Acque Minerali d’Italia – e al commissario giudiziale del Tribunale di Milano, in cui chiede un confronto per approfondire dati e documentazioni che gli permettano di articolare un’offerta congrua rispetto all’acquisizione della società Sangemini e del sito produttivo di Acquasparta in Umbria.
Come anticipato in questa News, il Tribunale di Milano dovrebbe a giorni pronunciarsi sull’eventuale acquisizione del Gruppo da parte di due fondi, tra i quali l’americano Magnetar, mentre il progetto di Francesco Agnello prevederebbe l’esaltazione dell’italianità del brand che cambierebbe nome in “Sangemini Italia”, un nome che resterebbe ad identificare tutto il Gruppo, che comprende anche Acqua Norda, nel caso che l’acquisizione dovesse coinvolgere tutti i marchi di Acque Minerali d’Italia.