Dopo 14 ore di riunioni, il governo Conte sembra aver trovato la quadra della manovra economica che segnerà il percorso del Paese nel 2020.
Le decisioni relative alla tassa sulla plastica e sullo zucchero, che avevano nei giorni scorsi messo in agitazione l’intero settore, hanno dato parzialmente ragione alle imprese e alle parti politiche che, attraverso una serie di emendamenti, avevano espresso la loro contrarietà.
La decisione finale fa slittare l’entrata in vigore di entrambe – il 1° luglio 2020 per la tassa sulla plastica e il 1° ottobre 2020 per quella sullo zucchero – e conferma il dimezzamento della prima, da 1 euro a 50 centesimi al chilo, sebbene alcune parti ne avessero chiesto l’eliminazione. Ci si chiede se su tale decisione sia stato determinante il parere delle opposizioni politiche o piuttosto le manifestazioni in piazza e nelle fabbriche delle imprese del Settore e delle relative associazioni di categoria.
Certo è che il premier Conte, all’uscita da Palazzo Chigi, ha dichiarato:
“Ci siamo resi conto che la plastic tax poteva avere un impatto problematico, ci sono arrivate varie segnalazioni e allora, pur ritenendola una tassa di scopo che orienti il sistema produttivo” verso scelte green, “abbiamo ritenuto di ridurre l’impatto dell’85% e partirà dal 1° luglio, in modo che le imprese abbiamo tutto l’agio di affrontare strategie conseguenti a questo input politico“.
Una decisione, quella del governo, che non soddisfa il comparto, come ha sottolineato Assobibe, ritenendo la conferma della sugar tax il rafforzamento di un attacco discriminatorio nei confronti di lavoratori e imprese già in difficoltà.
Lo slittamento della sugar tax non cambia una situazione insostenibile, che ha già determinato lo stop agli investimenti. Rimangono le incertezze e preoccupazioni di imprenditori, operai e impiegati del settore e dell’intera filiera, a partire da quella agrumicola italiana. L’80% delle PMI del settore rischia di passere da un utile a una perdita con anche un risultato operativo negativo.
E in una nota David Dabiankov, direttore generale di ASSOBIBE, afferma:
“Rimane una nuova tassa su chi produce e crea posti di lavoro, basata su presupposti sbagliati perché slegati dalla realtà. La sugar tax è giustificata dal Governo per ridurre i consumi di zuccheri, ma si applica solo alle bevande analcoliche zuccherate i cui consumi sono contenuti, in calo da anni (-25%) e non sono la principale fonte di consumo di zuccheri in Italia. Ulteriore paradosso, si applica anche alle bevande prive di zucchero.”
Il Premier ha inoltre definito lo slittamento utile a orientare i produttori “a non produrre bevande soverchiatamene zuccherate”, mentre la misura proposta si applica a prescindere dalla quantità di zucchero presente ed anche alle senza zucchero; pertanto risulta indecifrabile il riferimento, così come al punto “così le imprese avranno l’agio temporale per riformulare le loro linee produttive e rielaborare le loro strategie imprenditoriali”, visto che questo è l’unico segmento industriale che già offre ai consumatori bevande con meno zucchero e senza zucchero.
Le imprese chiedono uno sforzo aggiuntivo prima dell’approvazione dei prossimi giorni in Senato e confermano la disponibilità ad un confronto urgente con il Presidente del Consiglio, così facilitare scelte informate e coerenti.
La reazione alla rimodulazione di plastic e sugar tax farà arrivare al governo ulteriori segnalazioni, come le ha definite il premier Conte.
Ma quali sono le segnalazioni di cui parla il premier? Sicuramente, gli incontri con le associazioni di settore, sicuramente il lavoro dei media che hanno affrontato il tema quotidianamente, ponendosi dalla parte delle imprese e dei lavoratori dei comparti, sicuramente le manifestazioni in piazza e nelle fabbriche degli scorsi giorni.
Cosa era successo? In sintesi, gli episodi di maggior rilievo.
Oltre 200 tra operai, manager, dipendenti e imprenditori dell’industria delle bevande analcoliche si sono riuniti mercoledì 4 dicembre davanti a Montecitorio per manifestare la loro contrarietà verso le due tasse sottolineando che esse penalizzano chi produce, determinano la contrazione delle vendite, allontanano gli investimenti e mettono quindi a rischio 5.000 posti di lavoro.
Per fare fronte comune, giovedì 5 dicembre oltre 60 aziende del comparto si sono fermate per un’ora in segno di protesta. Tra esse la FLO SpA, leader nella produzione di monouso in plastica.
Con ogni probabilità, i prossimi mesi saranno costellati da manifestazioni di questo genere che coinvolgeranno un numero più alto di imprese, appartenenti a tutti i comparti della filiera. Entro il prossimo luglio, le cose potrebbero cambiare…