Maxi evasione fiscale nel vending a Prato

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Maxi evasione fiscale nel vending a Prato

09-06-2016 – La notizia della maxi evasione fiscale da parte di una società di gestione, scoperta dalla Guardia di Finanza di Prato e riportata ieri pomeriggio da tutti i media locali, ha avuto ampia eco scatenando grande interesse tra gli addetti ai lavori.
Certo è che la presunta cifra evasa – 3 milioni di euro – non lascia indifferenti e presuppone che dietro vi sia una compagnia di gestione medio/grande con un giro d’affari interessante, della quale non viene fatto il nome.
Data la delicatezza del caso, abbiamo deciso di non dare adito alle voci delle ultime ore che indicano una precisa compagnia di gestione toscana, limitandoci a riportare i fatti:

A seguito di un accertamento fiscale nei confronti di una società di Prato, attiva nella gestione di distributori automatici, la Guardia di Finanza avrebbe scoperto una maxi evasione di 3 milioni di euro (imposte dirette, ritenute, IVA e IRAP). La cifra evasa sarebbe venuta fuori a seguito del classico calcolo “acquisti/vendite dichiarate/esistenza magazzino”, calcolo effettuato sugli ultimi 3 anni.
Oltre all’evasione fiscale, i militari hanno individuato la presenza di una decina di lavoratori irregolari.

Fermo restando che evadere il fisco è un reato – e lo è in qualsiasi settore e a qualsiasi livello – ci auguriamo che il caso di Prato  non venga considerata una conferma delle accuse dirette al vending negli ultimi anni, secondo le quali questo è un settore di evasori. Accuse contro le quali l’associazione di categoria  CONFIDA si è più volte e in più sedi battuta e dalle quali, con ogni probabilità, è partita la corsa alla tracciabilità dei corrispettivi che oggi vede tutto il settore in fermento.

Inoltre, le società di gestione che sono state oggetto di verifica fiscale sanno bene che spesso gli accertatori non conoscono a fondo le dinamiche del vending e che le verifiche vengono per lo più condotte seguendo “metodi e ragionamenti” utilizzati per altri settori. Basti pensare al calcolo dei quantitativi di caffè che non tiene conto di tutta una serie di parametri che chi appartiene al comparto conosce bene.

Con ogni probabilità, tra ricorsi e contro ricorsi, la cifra di 3 milioni di euro si sgonfierà e per allora la tanto temuta entrata in vigore della legge sulla tracciabilità e trasmissione telematica dei corrispettivi sarà intervenuta a mettere ordine fornendo agli operatori gli strumenti per “non incorrere in errori” e agli accertatori le linee guida per eseguire verifiche fiscali sane e corrette.

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