20-07-2016 – Anche per l’estate 2016, la Medibev (Mediterranea Bevande) del gruppo olandese Refresco non potrà imbottigliare l’acqua proveniente dal pozzo trovato all’interno dello stabilimento Campari, acquisito alla fine del 2011.
L’ingresso della Medibev nel comparto delle acque minerali è stato più volte annunciato e smentito a causa del prolungarsi dell’iter burocratico che impedisce all’azienda di imbottigliare l’acqua della Valle Peligna, una delle migliori sorgenti italiane.
Già nel 2014, la Medibev aveva ottenuto il via libera della Regione Abruzzo, tant’è che l’esordio nel comparto delle acque minerali era stato programmato per l’estate del 2015. Il protrarsi delle pratiche per l’autorizzazione e il loro passare da una scrivania all’altra hanno fatto slittare il tutto fino all’estate di quest’anno, senza però portare alla produzione vera e propria.
Secondo quanto previsto dalla legge, occorre che venga prima di tutto pubblicato il bando per l’imbottigliamento; dopo di che dovranno trascorrere altri 6 mesi prima che l’autorizzazione diventi effettiva.
Cosa ha comportato e cosa comporta tutto ciò?
Danni economici al territorio già in difficoltà, un’area dove lo stabilimento Medibev ex Campari rappresenta un’isola felice all’interno di un deserto costituito da siti produttivi dismessi; danni per l’occupazione in una delle Regioni più duramente colpite da questo punto di vista; blocco di tutta una serie di attività stimolate dall’indotto che si sarebbe sviluppato intorno alla nuova produzione.
Tullio Tiozzo, giovane manager del Gruppo Refresco, ha amaramente commentato:
“Purtroppo stiamo aspettando da più di un anno e le pratiche continuano ad accumulare ritardo. E poi dicono di dover investire in Italia, ma purtroppo con gli infiniti ritardi della burocrazia e le tasse diventa difficilissimo.”
Ricordiamo che attualmente nello stabilimento abruzzese vengono confezionate la Lemonsoda, l’Oransoda, il Crodino e l’Estathè.