03-03-2017 – Univendita, la maggiore associazione del settore che riunisce aziende della vendita diretta a domicilio, chiude il 2016 con un fatturato delle imprese associate pari a 1 miliardo e 643 milioni di euro, con un incremento del 2,5% rispetto al 2015.
Nel dettaglio, il comparto più dinamico è stato quello degli “alimentari e beni di consumo” che hanno registrato una crescita del 3,3%, seguiti dai “beni durevoli casa” che, con un +2,5% e una quota di mercato del 60%, si conferma il comparto di maggior rilievo della vendita a domicilio. Dati positivi anche per i comparti “altri beni e servizi” (+2,4%) e “cosmesi e cura del corpo”, in crescita dell’1,5%.
Il presidente di Univendita Ciro Sinatra ha così commentato:
“Un risultato positivo conseguito in un anno ancora difficile per l’economia italiana. La ragione della tenuta del nostro settore sta nella forza dell’economia di relazione, basata su un rapporto umano autentico, che genera un clima di fiducia positivo nei consumatori. Nel 2016 le nostre aziende hanno generato quasi 12 milioni di ordini, che si stima equivalgano a oltre 4milioni e 300mila clienti serviti.“
Sul fronte occupazionale, i venditori a domicilio sono oltre 156.000, in crescita del 2,2% rispetto al 2015, con una componente femminile pari al 93%. “Segno che il mondo femminile –sottolinea sempre Sinatra– è quello che sa interpretare al meglio le caratteristiche di flessibilità insite nel modello organizzativo della vendita a domicilio“. E continua “Dal 2010, anno di fondazione di Univendita, siamo al settimo esercizio consecutivo con il segno “più”: questo vuol dire che nel modello di business basato sulla relazione e sul contatto diretto tra venditore e cliente si instaura un forte rapporto di fiducia che genera risultati economici positivi.”
La vendita diretta si conferma un settore di successo anche nel paragone con il commercio fisso al dettaglio, che segna nel 2016 un minimo aumento dello 0,1% e che dal 2010 è diminuito del 4,8% (dati Istat).
Prosegue Sinatra: “La performance della vendita diretta a domicilio risalta in un quadro difficile e contraddittorio, in cui a piccoli indicatori di ripresa spesso seguono altri segnali negativi“.
Fra gli indicatori macroeconomici, nel 2016 il Pil è aumentato dello 0,9%, mentre il tasso di inflazione registra una variazione negativa (-0,1%) rispetto al +0,1% del 2015: è dal 1959 che il nostro Paese non andava in deflazione.
E ancora, l’Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) è cresciuto nel 2016 dello 0,5% su base annua, mentre nel 2015 era cresciuto dell’1,6%: il tentativo di ripresa innescato nel 2015 segna quindi un rallentamento. Dato confermato dagli ultimi risultati dell’Outlook Italia Confcommercio-Censis, secondo i quali nel 2016 c’è stato un miglioramento della capacità di spesa delle famiglie, ma nel contempo il clima di fiducia è peggiorato creando una forte dicotomia tra reddito disponibile e fiducia.
“In una situazione del genere –conclude Ciro Sinatra– è difficile consolidare il trend di crescita dei consumi; i segnali di ripresa vanno colti e sostenuti e per questo auspichiamo che il Governo cominci finalmente ad allentare la pressione fiscale“.