In un’intervista rilasciata a Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress e pubblicata sul quotidiano Il Tempo, il presidente di Mineracqua Ettore Fortuna spiega le cause che hanno portato alle difficoltà che ormai da mesi sta vivendo l’industria del Beverage, definendola “la tempesta perfetta”.
Un susseguirsi di eventi che, sommati l’uno agli altri, ha determinato un aumento dei costi pari al 25%, insostenibile per le nostre imprese.
Nella sua analisi, Fortuna parte da quanto accaduto nei primi due mesi dell’anno con il notevole aumento dei costi delle materie prime, trainato dal gas e dall’energia, che ha rotto gli equilibri del mercato, aprendo la strada a speculazioni che hanno determinato un primo aumento dei costi pari al 15%.
Poi è scoppiata la guerra in Ucraina, trainato ancora una volta da un ulteriore aumento del prezzo del gas, che ha comportato un aumento dei costi del 10%.
La nostra industria del Beverage è molto energivora, ma ha anche bisogno di plastica e vetro. Mentre quest’ultimo sembra introvabile, la plastica ha subito enormi rincari: il Pet, ad esempio, nel 2021 costava 700 euro a tonnellata e oggi, a distanza di un solo anno, costa 1700 euro a tonnellata.
A completare un quadro già di per sé drammatico si aggiunge il problema dei trasporti: mancano circa 18.000 autisti, poiché con il blocco dei trasporti dovuto al Covid, molti autisti hanno trovato un altro lavoro, gli stranieri sono tornati nei loro Paesi di origine e non si trova facilmente personale, un po’ perché si tratta di un lavoro duro e un po’ perché i giovani preferiscono sostenersi con il reddito di cittadinanza, integrandolo con qualche lavoretto “non ufficiale”.
Ettore Fortuna conferma che la stagione sta andando comunque bene (+7%), ma le imprese hanno bisogno di sostegno da parte del Governo. Quando ad inizi di quest’anno si era intuito che la situazione sarebbe man mano peggiorata, Mineracqua aveva chiesto ai ministri competenti e al presidente del Consiglio di ridurre l’Iva al 10% dall’attuale 22% sulle acque minerali, mentre in Francia è del 5,5%, in Germania del 19, in Spagna del 15. Già solo questo passo avrebbe sostenuto la spesa dei consumatori e, di conseguenza, l’industria.
Oggi, con il Governo caduto e le elezioni che si terranno il 25 settembre, difficilmente ci sarà la volontà e la disponibilità per affrontare la questione.