Si è conclusa dopo un lungo iter la battaglia legale tra Mineracqua (Federazione italiana delle Industrie delle Acque minerali naturali e delle Acque di Sorgente) e Sodastream International B.V., produttore di apparecchi per la gasatura domestica e professionale di acqua potabile.
Oggetto del contenzioso tre video pubblicitari del 2018, nei quali il sistema di gasatura dell’acqua di Sodastream veniva presentato come equivalente dell’acqua minerale imbottigliata, con il vantaggio di tagliare costi e uso di bottiglie di plastica.
Da qui la richiesta da parte di Mineracqua di condannare Sodastream per la sleale comparazione tra prodotti, acqua minerale e quella di rubinetto, che sono “ontologicamente differenti” ma che vengono presentati come equivalenti, così da indurre in errore il consumatore.
Si trattava, dunque, di divulgazione “di pubblicità ingannevole, fuorviante, lesiva della concorrenza e gravemente pregiudizievole all’immagine dell’acqua minerale naturale e delle imprese che la imbottigliano“.
La questione era stata portata davanti al Tribunale di Treviso che negli scorsi giorni ha emesso la sentenza definitiva, dando ragione a Mineracqua e riconoscendo che il sistema di gasatura commercializzato da Sodastream si colloca in un settore merceologico differente rispetto alla produzione e alla vendita di acqua minerale naturale, anche se entrambe soddisfano un identico bisogno del consumatore.
Secondo i giudici del Tribunale di Treviso sussiste “un rapporto di concorrenzialità fra prodotti tutte le volte in cui essi siano, agli occhi dei consumatori, dei beni succedanei: sono quindi in concorrenza i beni che possono sostituirsi l’uno all’altro nel consumo, o nella produzione, dando risultati più o meno vicini tra di loro”.
Sebbene nei suoi spot Sodastream non faccia riferimento a precise marche di acqua in bottiglia, secondo i giudici i video avrebbero “screditato il mondo delle industrie delle acque minerali, veicolando il messaggio di un nesso inscindibile tra la moltitudine di plastica e l’acquisto di bottiglie di acqua e l’inquinamento indiscriminato di ogni area della Terra”.
Il Tribunale ha disposto l’interruzione degli spot, pena una multa di 400 euro per ogni loro diffusione giornaliera su qualunque sito e social media e di 1000 euro su quelli rilanciati da tv, giornali, riviste e volantini.
Gli spot in questione sono: “È ora di cambiare”; “Acqua frizzante senza carico pesante” ; “Salva il mondo dalle bottiglie di plastica”.