05-09-2018 – Pro.mo, gruppo produttori stoviglie monouso in plastica, si è costituito nel 2007 all’interno di Unionplast, l’associazione settoriale che raggruppa i trasformatori italiani di plastica, interna alla Federazione Gomma Plastica di Confindustria.
Il gruppo “salvaguarda l’immagine del comparto, approfondisce e divulga temi economici, sociali e ambientali, legati alla categoria di prodotto” e di recente si è espresso contro le nuove direttive europee che vogliono proibire l’uso di piatti e posate di plastica.
Si tratta di un punto di vista diverso rispetto a quello a cui siamo stati abituati, perché l’obiettivo si sposta dall’ambiente all’economia, mostrando quanto le nuove direttive potrebbero non risultare efficaci per aiutare l’ambiente e, al contempo, ledere significativamente l’industria italiana.
“Non esistono oggetti buoni o cattivi. Solo comportamenti giusti o sbagliati“.
Questo è lo slogan che lancia Pro.mo, rendendo note le proprie ragioni contro la proposta di messa al bando delle stoviglie monouso in plastica.
“Impatto ambientale: analizziamo i fatti al di là dei miti“: secondo Pro.mo, le stoviglie monouso in plastica avrebbero un impatto ambientale inferiore rispetto a stoviglie monouso realizzate con altri materiali che sono considerati più sostenibili.
Il gruppo basa le sue affermazioni sullo studio comparativo di LCA (Life Cycle Assessment) sull’impatto ambientale del ciclo di vita delle stoviglie.
La dispersione dei rifiuti, secondo Pro.mo, non dipende essenzialmente dall’oggetto e dalla sua natura “cattiva” di stoviglia in plastica, bensì è da considerarsi conseguenza della cattiva educazione del consumatore e del produttore, che devono occuparsi responsabilmente dello smaltimento e del riciclo dei rifiuti in plastica, migliorando i sistemi di raccolta.
L’azione più efficace per lo smaltimento dei rifiuti in plastica, e secondo Pro.mo “in Europa tutti concordano” su questo punto, è la raccolta differenziata e il riciclo come rimedio ambientale più efficace e motore dell’economia circolare.
Per quanto riguarda il problema principale per cui le stoviglie monouso in plastica sono sotto i riflettori dell’inquisizione è indubbiamente il marine litter, ovvero il problema dell’inquinamento degli oceani.
Pro.mo rende noto che quasi il 95% della plastica che inquina gli oceani e i mari del mondo è trasportato verso la propria foce da 10 grandi fiumi asiatici e africani, mentre in Europa “la quantità di plastica usata per produrre tutte le stoviglie monouso è meno del 3% di quella usata per tutto il packaging plastico“. Secondo il Gruppo, quindi, la risoluzione di mettere al bando le stoviglie monouso in plastica, sostituite fra l’altro da altri oggetti monouso, sarebbe troppo lontana dall’avere anche un minimo impatto sul problema.
Infine, punto essenziale che Pro.mo pone come imprescindibile è il danno che la messa al bando della plastica monouso causerebbe all’industria italiana produttrice di stoviglie monouso in plastica, che in Europa è leader assoluta con una quota export che supera il 30%.