Il progetto e il brevetto di una macchina capace di separare l’involucro in plastica o alluminio delle capsule dalla polvere di caffè esausta risale già a qualche anno e va attribuita alla White Star, start up che persegue il principio di “rendere riciclabile ciò che riciclabile non è“.
La giovane società, fondata da Stefano Ceccarelli e Paolo Costantini, ha realizzato un primo prototipo già nel 2013, brevettando un sistema pensato inizialmente per un uso domestico. La macchina, nel tempo di un secondo, separa capsula e caffè, inviandoli in due contenitori diversi. Da qui, i residui possono essere recuperati ed avviati al riciclo dei materiali: le capsule nei centri per il recupero di plastica e alluminio e il caffè nei centri in cui si realizza compost organico.
Presentata all’Università Bicocca di Milano e alla Fiera Ecomondo del 2019, l’idea si è trasformata in un vero e proprio progetto denominato “Caffè senza Tracce”, lanciato alla prima edizione dell’Università del Crowdfunding, la piattaforma promossa dall’Università di Milano-Bicocca in partnership con Produzioni dal Basso.
Il prototipo brevettato nel 2013 si è sviluppato in una linea di prodotto che conta tre diversi modelli:
Separacapsule SC-Home progettato per separare l’involucro dal caffè esausto o di altri infusi in ambito domestico o nei piccoli uffici, tanto che può essere abbinato o posizionato al di sotto di
una macchinetta per caffè a capsule, in modo tale che la capsula cada direttamente all’interno del separatore.
Separacapsule SC-500 adatto a luoghi di media aggregazione, quali uffici o aree ristoro limitati. SC -500 raccoglie in modo differenziato i materiali separati dalle capsule, con un residuo inferiore al 2%, siano esse in plastica o/e alluminio, immediatamente dopo espulsione
della stessa dalla macchina erogatrice di caffè posta sopra di esso.
I liquidi di scarto vengono convogliati in un contenitore rimovibile.
Separacapsule SC-1000 adatto ad un tipo di smaltimento e raccolta più massivo rispetto al separa capsule modello SC-500.
Il dispositivo è dotato di un cassetto di carico che permette l’inserimento da 1 a 80 capsule da trattare, che vengono gestite elettronicamente per poi essere processate. Il dispositivo
è in grado quindi di “contabilizzare” le capsule smaltite.
È dotato di due raccoglitori distinti, uno per l’involucro/capsula e uno per il caffè ed ha una capacità di circa 1000 capsule. Può essere personalizzato graficamente.
Proprio in questi giorni nel punto vendita Mondocaffè di Albenga (SV) è stato installato uno di questi dispositivi, liberamente utilizzabile dai consumatori per conferire le capsule raccolte a casa o in ufficio. Si tratta di un progetto pilota, messo in campo grazie all’accordo tra Mondocaffè e il Comune di Albenga, al quale il rivenditore di caffè invierà i materiali raccolti, affinché vengano recuperati nella differenziata, sperando di cedere a breve la parte organica ad aziende che la possano utilizzare per realizzare pellet o concime.
La macchina conteggia il numero di capsule conferite da ogni consumatore ed emetterà uno scontrino che dà diritto ad uno sconto sull’acquisto di caffè e bevande in capsule.