Molto duro il giudizio di Unionplast a seguito della riunione del Consiglio europeo, dove gli Stati membri dell’Unione europea hanno concordato una posizione negoziale sul PPWR discutibile per il settore della plastica.
Si attende, ora, l’avvio del trilogo ma risulta al momento assolutamente evidente, a discapito di ogni invocato principio di neutralità, la volontà di mettere fuori gioco la plastica, come spiega ilPresidente di Unionplast Marco Bergaglio.
“Nonostante il grande sforzo del nostro Governo di salvare la competitività dell’industria italiana della plastica, sono rimaste prevalentemente inascoltate le richieste del comparto, per il quale si profila un ulteriore inasprimento da parte del legislatore europeo che non tiene minimamente conto delle soggettività nazionali ed in particolare della capacità italiana di riciclare gli imballaggi e utilizzare le derivanti materie prime seconde. È assolutamente evidente, a discapito di ogni invocato principio di neutralità, puntualmente tradito, la volontà di mettere fuori gioco la plastica a favore di altri materiali, principalmente carta e cartone, oggetto di varie esenzioni nel testo normativo. Permangono i vincoli sul contenuto di riciclato in assenza di norme che disciplinino il riciclo chimico, gli obiettivi di riduzione e i divieti di immettere al consumo alcuni formati di imballaggi in plastica, film e vaschette per l’ortofrutta per esempio, imballaggi riciclati e riciclabili che nelle intenzioni dei legislatori europei dovrebbero sparire dal commercio. E in più ciascuno Stato Membro potrà inasprire gli obiettivi del PPWR prevedendo ulteriori restrizioni. Se la versione del Consiglio dovesse avere la meglio avremo non solo un mercato europeo frammentato come più volte denunciato da alcune associazioni europee, ma produrremo paradossalmente una maggiore quantità di rifiuti da imballaggio, più imballaggi complessi e difficili da riciclare creati per sfuggire agli adempimenti previsti per la plastica e sempre più ostacoli alla circolazione delle merci nel territorio UE. Siamo ancora una volta di fronte ad un provvedimento iniquo, ideologico, dai dubbi risultati ambientali e che ha l’aggravante di essere stato prodotto in assenza di una valutazione di impatto credibile. In ultima analisi, si tratta di una “Direttiva SUP 2” che lascia incredula l’industria e che butta via gli investimenti fatti negli ultimi decenni nella trasformazione e nel riciclo. E che, come nel caso precedente, mina alla base la capacità del nostro Paese di rimanere un leader nelle catene di fornitura internazionali di settori strategici per la nostra economia, a cominciare dall’agroalimentare” .