Sandra Pascoe, ricercatrice che collabora con il Centro delle Scienze Agricole e Biologiche dell’Università di Guadalajara, ha creato un materiale plastico a partire dai monosaccaridi e i polisaccaridi, ovvero gli zuccheri dei succhi della pianta del cactus. Essendo molto viscosi, essi presentano un’elasticità tale da renderli solidi e resistenti. Combinati con glicerolo, cere naturali, proteine e coloranti e seccato su una tavola bollente, se ne ricavano sottili fogli plastici che possono essere utilizzati per fare borse della spesa, contenitori di cosmetici, gioielli e giocattoli.
Attualmente si sta studiando la resistenza di questa plastica naturale, per comprendere quali altri usi se ne possono fare.
Da un’altra parte del Messico, l’ingegnere biochimico Scott Munguia, titolare dell’azienda Biofase, sta studiando un modo per produrre plastica a basso impatto ambientale. L’idea gliel’ha data il suo vicino di azienda, un’impresa che lavora avocado, osservando che la lavorazione di questo frutto produce un grande quantitativo di scarti. L’ingegnere ha sviluppato una tecnica per realizzare cannucce e posate monouso, utilizzando il 60% del nocciolo dell’avocado, al quale va aggiunto un 40% costituito da altri componenti sintetici e organici. Il risultato è un biopolimero naturale a basso costo: mentre i biopolimeri similari vengono prodotti a partire da colture alimentari quali il mais, la patata, la tapioca o la canna da zucchero, che hanno un loro costo, il biopolimero ricavato dai noccioli dell’avocado recupera quello che sarebbe uno scarto, il che lo rende più economico rispetto alle bioplastiche attualmente prodotte.