04-03-2016 – La risposta delle aziende alimentari italiane alla campagna denigratoria legata all’uso dell’olio di palma nella produzione industriale diventa ancora più intensa grazie ad una massiccia operazione di marketing che investe i principali media nazionali.
Sebbene con toni meno eclatanti, già nell’autunno 2015 vi era stata una campagna a favore, sostenuta però solo dall’Aidepi (Associazione delle industrie del dolce e della pasta Italiane); la campagna in corso partita il 28 febbraio 2016 e prevista per 3 settimane sulle reti televisive RAI e Mediaset è stata invece promossa dalla neo costituita “Unione italiana per l’olio di palma sostenibile“.
Ad essa appartiene un nutrito gruppo di aziende del comparto alimentare come Ferrero, Unilever, Nestlé, Unigrà, Assitol (Associazione italiana dell’industria olearia), Associazioni Prodotti e Preparazioni alimentari aderenti ad Aiipa (Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari) e la stessa Aidepi.
L’obiettivo dell’associazione è di fare chiarezza sui temuti effetti nocivi dell’olio di palma sulla salute e concentrare i propri sforzi sul tema della sostenibilità, altro aspetto del problema.
Nel primo caso, l’Istituto Superiore di Sanità ha effettuato uno studio che dimostra che il consumo di olio di palma non comporta rischi per la salute; trattandosi di un alimento non può essere nocivo e, come evidenzia la letteratura scientifica, gli eventuali effetti nocivi sul sistema cardiovascolare sono pari a quelli di tutti gli altri grassi. Quel che conta è la quantità che se ne consuma all’interno della propria dieta quotidiana.
Più difficile mettere a tacere l’opinione pubblica rispetto al problema della sostenibilità: la deforestazione con tutto ciò che ne consegue è un dato di fatto, contro il quale i milioni di euro stanziati per la campagna pubblicitaria sono solo un primo passo.
L’Unione italiana per l’olio di palma sostenibile garantisce il proprio impegno a promuovere l’impiego esclusivo di olio di palma certificato sostenibile.
Intanto, cresce il numero delle aziende alimentari che rinunciano all’olio di palma per la loro produzione.
