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Il Brasile corre il rischio di dover importare il caffè

28-02-2017 – Tre anni di siccità hanno assestato un duro colpo alle coltivazioni di caffè del Brasile, dove la produzione della varietà Robusta è fortemente calata, diventando insufficiente per rispondere alla crescente domanda del mercato.
Per quanto meno pregiata, infatti, la Robusta è largamente impiegata per la produzione del caffè solubile molto richiesto nel Sud-Est asiatico e nell’Europa dell’Est. Ad esso era destinato il 90% delle coltivazioni di Robusta in Brasile, una quantità che il Paese non può più garantire tant’è vero che già da tempo è stato superato dal Vietnam, divenuto suo diretto concorrente.
Secondo le stime, si rischia che il Paese debba importare caffè Robusta crudo proprio dal suo competitor, una possibilità che si è cercato finora di allontanare impiegando altre varietà, semmai anche più pregiate, per la produzione di caffè solubile.
Tutto questo ha, naturalmente, inciso sui prezzi che sono lievitati notevolmente fino ad arrivare a raggiungere nel mese di novembre 2016 il prezzo di 570 real brasiliani per sacco da 60 kg. di caffè, vale a dire circa 170 euro, il doppio rispetto alle precedenti quotazioni di mercato.
Sembrerebbe che l’importazione di Robusta sia divenuta indispensabile, sebbene non ufficialmente dichiarato, tant’è vero che la Camera di Commercio ha deciso di ridurre la tassa sull’export a partire dal 15 febbraio, un passo che lascia immaginare ormai prossima la decisione di rifornirsi da altri paesi.
Chi lavora nella filiera teme che accada col caffè ciò che si è verificato col cacao negli anni ’90, quando in seguito alle siccità il Brasile fu costretto ad importare le fave, passando dalla posizione di terzo produttore mondiale all’attuale settimo posto.

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